Dove comincia l'Appennino

Le Quattro Province nell'arte


pittura ; incisione ; scultura ; letteratura ; musica ; teatro ; cinema

Pittura


Bernardino Strozzi "il Cappuccino"

Pittore genovese originario di Rossiglione e Campo Ligure (1581-1644), alla nascita Bernardo Pizzorno. Era così soprannominato perché per un breve periodo fu frate, poi prelato, esiliato a Venezia, e dopo varie traversie rientrò a Genova. Ispirato al Caravaggio e alle scuole fiamminga e veneta, ritrasse personaggi di strada e in diverse opere i loro strumenti musicali; in particolare, "L'allegra brigata" mostra un gruppo con una cornamusa insieme a bombarde e altri fiati, e "Il pifferaio", conservato a Palazzo Rosso, mostra un suonatore di bombarda, oboe rinascimentale affine al piffero delle Quattro Province.


Cornelis de Wael

Pittore di Anversa (1592-1667) vissuto soprattutto a Genova, dove col fratello condusse una bottega di pittura. "Danza paesana" ritrae una festa campestre probabilmente nel Genovesato attorno al 1630, animata da una coppia di suonatori di piffero e cornamusa.


Francesco Gonin

Pittore e illustratore torinese (1808-1889). Il suo "Album delle principali castella feudali della monarchia di Savoia" (Fontana, Torino 1841-1847) comprende una litografia del castello di "Pozzuolo del Groppo" (Pozzol Groppo), sul crinale fra le basse valli Curone e Staffora.


Giuseppe Isola

Pittore (1808-1893). Un suo acquerello del 1868, conservato in una collezione privata a Genova, rappresenta la torre del castello di Arquata.


Domenico Pasquale Cambiaso

Illustratore genovese (1811-1894). Un suo taccuino di viaggio contiene bozzetti di località fra le quali Arquata e Gavi.


Carlo Bossoli

Pittore e disegnatore (1815-1884) nato a Lugano e cresciuto a Odessa sul mar Nero. Visse poi a Milano, in Piemonte e in varie città europee, dove realizzò per le case regnanti molte vedute e stampe di carattere storico-documentario. Fra queste, alcune ritraggono scorci lungo la ferrovia Torino-Genova, compreso il tratto nelle valli Scrivia e Polcevera a Serravalle, Pietrabissara, Prarolo, Villavecchia, Busalla, pubblicate in "Viaggio da Torino a Genova" di Maurizio Giuliano, tip. Biancardi, Torino 1855 e in un album dello stesso anno.


Stefano Bruzzi

Pittore piacentino (1835-1911), vissuto anche a Firenze e Roma ma rimasto legato alla casa familiare di Roncolo di Groppallo in val Nure. Ritrasse numerosi paesaggi, bestiame e mulattieri dell'Appennino piacentino, in alcuni dei quali si vedono ballerini e suonatori di piva: "Allegria campestre/Festa campestre" (collezione privata), "Zampognaro" (idem), "Caricature e ballerini" e l'acquerello "La sagra di Santa Franca" (1909) che ritrae l'antica festa campestre presso Vernasca (Museo civico di Piacenza).


Alfredo C.R.F. De Andrade

Architetto, archeologo e pittore portoghese naturalizzato italiano e morto a Genova (1839-1925). Dipinse anche vedute tra cui "Savignone".


Pasquale De Negri

Autore di una fantasia in cui compare il castello di Torriglia (disegno), di un bozzetto con una casa-torre con guardiola a Cantalupo, di uno scorcio del paese di Agneto in alta val Borbera, di uno schizzo del castello di Savignone (1867).


Antonio Varni

Pittore genovese (1841-1908), attivo all'Accademia ligustica di Belle arti. Ritrasse fra l'altro un paesaggio con ville presso il passo dei Giovi.


Emilio Perinetti

Pittore di Piacenza (1852-1936). Il suo quadro "Gioia in famiglia" ritrae una festa da ballo in un locale coperto animata da un suonatore di piva; la coppia di ballerini sulla destra esegue un passo staccato che sembra riconducibile alle danze tradizionali emiliane (tresca).


Giuseppe Pellizza

Pittore divisionista (1868-1907) celebre per l'opera a tema sociale "Il quarto stato". Fu solito aggiungere "da Volpedo" in coda al proprio cognome, testimoniando il suo profondo legame con il paese di origine, nella bassa val Curone, dove scelse di tornare a lavorare dopo aver studiato in varie accademie. Molti suoi quadri ritraggono semplici scene di vita del paese: tra essi "Speranze deluse" (1894), nel quale sullo sfondo si vede un corteo matrimoniale preceduto da una coppia di suonatori: è impossibile distinguere gli strumenti, ma dalla posizione dei corpi, il contesto e l'epoca sembra probabile che si trattasse di piffero e musa (l'altezza molto diversa dei due suonatori fa pensare a Carlon e Carlaja, che Pellizza doveva aver visto scendere a suonare in paese dall'alta valle, forse per il matrimonio di una coppia originaria di Fabbrica e Montacuto effettivamente celebrato a Volpedo pochi anni prima). Visitando l'alta valle Staffora nel giugno 1904, Pellizza dipinse "L'automobile al passo del Penice", di sapore anticipatamente futurista, "Sassi neri del Penice" e "La cantoniera al passo del Penice" o "Ricovero n. 2 del Penice", e tracciò bozzetti di un "Panorama dell'Appennino ligure" e un "Paseaggio dell'Appennino ligure" affacciati verso la val Trebbia. Un altro disegno ritrae un ponte sul Borbera. Grande ammiratore di Pellizza è Stefano Valla, che ha scelto il quadro "Idillio primaverile" per la copertina del disco "Segni" e la grafica del sito web del duo Valla-Scurati.


Riccardo Lombardo

Autore di disegni, chine, acqueforti a cavallo fra Ottocento e Novecento, che ha rappresentato fra l'altro i castelli di Savignone, della Pietra, di Montoggio.


Lino Enea Spilimbergo

Pittore argentino (1896-1964) considerato uno dei maestri nazionali, figlio di immigrati italiani. La madre, Maria Giacobone, proveniva dalla val Museglia, e con lei e il fratello Salvador il futuro pittore soggiornò a Roverazza e San Sebastiano dal 1899 al 1902, contraendovi la polmonite. Fra il 1925 e gli anni Trenta fu nuovamente in Europa, alternando viaggi di studio con soggiorni alla Roverazza e a Parigi. Un ultimo soggiorno alla Roverazza è nei mesi di aprile e maggio del 1962. Realizza tra l'altro "Paisaje de San Sebastiano Curone" (1928), "Paisaje de Roverazza" (1962) e il bozzetto "Stegasi", nome dialettale del paese di Restegassi, ora custodito in Argentina.


Luciano Ricchetti

Pittore di Piacenza (1897-1967). Realizzò fra l'altro il disegno "Riva i spos" (Arrivano gli sposi!) in cui si vede un corteo nuziale di persone con vestiti cittadini, ma ambientato in un paese di campagna, aperto da un pifferaio, un fisarmonicista, un violinista e forse un cantore di stranot.


Luigi Bailo

Pittore di Volpedo nella bassa val Curone (1911-1986). Nel periodo giovanile ritrasse luoghi e persone volpedesi, prima di passare a soggetti più astratti.


Mario Fabbrini

Pittore toscano ispirato ai Macchiaioli, il cui genero Pier Luigi Coda, che lo ha spesso accompagnato a dipingere, è nativo di Cabella Ligure. È autore fra l'altro delle vedute "Paesaggio in val Borbera" e "Case in val Borbera".


Piero Leddi

Pittore contemporaneo di San Sebastiano Curone, attivo a Milano dagli anni Cinquanta. In gioventù ha raccolto una ricca documentazione fotografica delle pratiche agricole con le vacche di razza varzese nella zona di Giarolo. Due suoi disegni, esposti al ristorante "il Boschetto" di San Sebastiano, ritraggono il pifferaio Stefano Valla.


Marino Di Fazio

Pittore genovese naif (1949-). Tra i suoi soggetti scene, spesso innevate, di vie, piazze e paesaggi dell'entroterra genovese (Campomorone, Torriglia, Casoni di Fontanigorda...).

 


Incisione


Louis J.F. Villeneuve

Incisore e pittore parigino (1796-1842) che venne in Italia al seguito di Napoleone: una sua litografia rappresenta la conca di Libarna, la città romana vicina all'attuale Serravalle Scrivia.


Alessio Pittaluga

Incisore e pittore genovese ottocentesco. Una sua litografia ritrae un mulattiere genovese.


Athos Arrighi

Pittore e incisore contemporaneo di Livorno, legato ad Alpe di Gorreto. Realizza opere in olio su tela e incisioni su ardesia, aventi per soggetto anche scorci dell'alta val Trebbia.

 


Scultura


Bruno Re

Scultore di Piani di Vallenzona in val Vobbia (1940-). Realizza sculture e bassorilievi in legno di stile rustico, spesso con soggetti legati alla vita tradizionale, quali "Carbonin", "La raccoglitrice di lamponi dell'Antola", "Il pane di casa", "Portatrice d'acqua", "Le ultime mucche dei Piani", "Rastrellamento 1944 ai Piani di Vobbia".

 


Letteratura


Polibio

Storico greco (206-124 a.C. circa). Dà notizia della battaglia del Trebbia (18 dicembre 218 a.C, nei pressi dell'attuale Rivergaro) fra i Romani e i Cartaginesi, questi ultimi alleati fra l'altro con i Liguri e i Galli Boi (Storie, III, 69).


Tito Livio

Storico padovano di epoca romana (57 a.C.-17). Nel libro XXI della sua storia "Ab Urbe condita libri CXLII", descrive la situazione prima e durante la battaglia del Trebbia:

Il territorio fra il Trebbia e il Po era allora abitato da Galli i quali, in quella lotta fra due potentissimi popoli, miravano senza dubbio a favorire or l'uno or l'altro, per avere poi la benevolenza del vincitore [...]

[I Romani] inseguendo i Numidi in ritirata, entrarono nell'acqua (che gonfiata dalla pioggia notturna, arrivava loro fino al petto), ne uscirono fuori tanto agghiacciati che a malapena potevano tenere le armi.


Sillo Italico

Poeta, avvocato e politico padovano (25-101 d.C. circa), autore del poema epico "Punicae", dedicato alla seconda guerra punica tra Romani e Cartaginesi. Nella sua descrizione della battaglia del Trebbia, il fiume si anima e diventa un essere furibondo (libro IV).


trovatori provenzali

In epoca medievale, importanti trovatori dimoravano alla corte del castello di Auramala (Oramala, non lontano da Varzi), roccaforte della famiglia Malaspina, ospiti di madonna Salvatga e le sue sorelle. Vi sostarono Federico Barbarossa (nel 1167, in fuga da Roma scortato dal marchese Obizzo Malaspina) e Johann Wolfgang von Goethe.


Dante Alighieri

Il sommo poeta intrattenne rapporti con la famiglia Malaspina, proprietaria di feudi anche in buona parte delle Quattro Province. Durante il suo esilio fu da loro ospitato a Bobbio (e probabilmente non a Oramala come spesso riportato). Nella sua "Commedia" (Purgatorio, canto 8, versi 109-139), rivolgendosi a Corrado Malaspina, tesse le lodi della famiglia, pur ammettendo di non averne ancora frequentato i territori:

"Oh!", diss'io lui, "per li vostri paesi
già mai non fui; ma dove si dimora
per tutta Europa ch'ei non sien palesi?
La fama che la vostra casa onora,
grida i segnori e grida la contrada,
sì che ne sa chi non vi fu ancora;
e io vi giuro, s'io di sopra vada,
che vostra gente onrata non si sfregia
del pregio de la borsa e de la spada.
Uso e natura sì la privilegia,
che, perché il capo reo il mondo torca,
sola va dritta e 'l mal cammin dispregia".

In seguito (canto 9, versi 88-105) papa Adriano V Fieschi gli parla del torrente Lavagna, che scorre nella Fontanabuona dalle sorgenti presso il borgo oggi abbandonato di Siestri sopra Neirone (e probabilmente non Sestri Levante), alla foce di Chiavari, e dà appunto il nome al casato dei Fieschi di Lavagna:

"Intra Sïestri e Chiaveri s'adima
una fiumana bella, e del suo nome
lo titol del mio sangue fa sua cima."


Defendente Sacchi

Scrittore e filosofo di Siziano (PV, 1796-1840). Il popolare romanzo storico "La pianta dei sospiri" è ambientato nella tenuta Baruffaldi di Stefanago, nell'Oltrepò collinare.


Maximilien de Villemarest

Nel 1824 uscì il primo dei suoi tre volumi di "L'Hermite en Italie", pubblicati sotto il nome di Étienne de Jouy, scrittore e giornalista parigino (1764-1846) che scrisse invece analoghe descrizioni di viaggio in altri paesi. Vi si narra una discesa in Italia per il Moncenisio e il viaggio verso la Toscana attraverso Alessandria, Tortona, Godiasco, Varzi, Bobbio e Genova. Come ricostruito nell'edizione 1994 curata da Gian Luigi Olmi, molte di queste notizie furono probabilmente riferite all'autore da Nicolas Louet, procuratore al tribunale francese di Bobbio nel primo decennio dell'Ottocento. Contengono descrizioni di case, strade e abitudini, compresi cenni a feste e danze tradizionali con musettes (pive?).

È un curioso spettacolo veder ballare le bobbiesi, dame o campagnole poco importa. Fatta eccezione per la grossolanità o meno dei movimenti, non vi è per il resto alcuna differenza per quanto attiene la rapidità e la vivacità dei passi. Il cavaliere stringe la sua ballerina che a sua volta gli cinge la vita. Percorrono in seguito un cerchio che si allarga secondo quanto lo permette l'ampiezza del locale; poi i ballerini si staccano, si riavvicinano, si pongono di rimpetto, battono le mani, piroettano separatamente su loro stessi, si afferrano di nuovo sollevandosi strettamente uniti.


Edmondo De Amicis

Scrittore e giornalista imperiese (1846-1908). In "Sull'Oceano" descrive un viaggio in piroscafo di emigranti, da Genova a di Montevideo e Buenos Aires, a cui aveva personalmente partecipato nel 1884: in maggioranza italiani del Nord e con una forte componente ligure. Le occasioni in cui si fa cenno di musiche e canti popolari sono tutte nella parte finale, in prossimità dell'arrivo. Dove parla dell'atteggiamento di sospetto e preoccupazione dei viaggiatori per l'imminente controllo alla dogana, dice fra l'altro che "venivano a domandare se fosse soggetto a dazio un piffero, una zampogna, [e nessun altro strumento] un merlo, una cassapanca" (ed. Garzanti, 2009, p. 221). Poi poco prima dello sbarco:

S'udivan di tratto in tratto delle grida: — Viva l'America! — o dei trilli acuti in falsetto, come li fanno i popolani dell'alta Italia, in fondo a ogni strofa di canzonetta. Alla colazione, rallegrata da un suon di pifferi e di zampogne, fu fatta una distribuzione straordinaria di galletta (p. 235).
Un marinaio genovese, invece, ostentando indifferenza per il prossimo apparire della costa uruguayana, armeggiava cantando la canzonetta ligure Gh'ëa na votta na bælla figgia "con una voce strascicata e nasale che mi addormentava" (p. 239).


Frederic Lees

Scrittore inglese (1872-_). In "Wanderings on the Italian Riviera: the record of a leisurely tour in Liguria" (Little-Brown, Boston 1913) descrive tra l'altro un'escursione a piedi da Genova a Torriglia e ne offre diverse fotografie, come riportato dal sito "British amateur topographical art and landscape in NW Italy, 1835-1915".


Hermann Hesse

Scrittore tedesco-svizzero (1877-1962). In "Dall'Italia" descrive fra l'altro un tratto di viaggio attraverso la valle Scrivia:

Venerdì, 29 marzo 1901, mattino alle 8. Partenza per Genova. Il viaggio non è così noioso come si dice. [...] a Ronco cominciano i monti genovesi, pietre gialle, fiumi verdi azzurro, molto pittoresco. Bel sole e cielo limpidissimo. A Ronco luccica una bella chiesetta bianca, con davanti San Martino a colori."


Edoardo Firpo

Poeta dialettale genovese (1889-1957). Cita località dell'Appennino genovese in varie occasioni, e in "Ritorno a-o Romano" (nostra grafia: Riturnu au Rumanu) descrive la gente che con la bella stagione sale a Casa del Romano e all'Antola dai paesi della zona:

u Girumiŋ de Fascia,
a Rélia, a Carmeliŋŋa,
u Gigiu de Rundaniŋŋa,
u Momu de Cascingheŋ
cuŋ l'armònica in spalla;
e a Majuliŋ de Prupà
ch'a veŋ pe' caŋcaxö':
i fiuri peu decottu
pe u so fuentiŋ marottu.


Ernest Hemingway

Il celebre giornalista e scrittore avrebbe amato soggiornare a Cabanne, come ricordato da alcuni anziani abitanti; in più occasioni dichiarò che considerava Trebbia e Aveto tra le valli più belle del mondo, anche se non sembra trovarsene riscontro preciso nelle sue opere; ne parlerebbe però nelle sue lettere d'amore a un'amica scrittrice. Secondo un anziano bobbiese si tratterebbe invece dell'altro scrittore Henry James, che pernottò una notte all'albergo Barone di Bobbio nel 1911, e il cui nome sarebbe stato poi storpiato in quello di Hemingway.


Giorgio Caproni

Poeta livornese (1912-1990), sposò una donna di Loco in alta val Trebbia, nel cui cimitero è sepolto vicino a lei. Ce n'è traccia in alcune sue poesie, come "Ballo a Fontanigorda" che dà anche il titolo a una raccolta pubblicata nel 1938: la festa del paese è animata da clarinetti, probabilmente sostitutivi del più antico piffero:

Mentre per la pastura si
sparge l'amaro aroma
d'una sera silvana al suon
dei clarinetti chiari, fra luci
di colori e risa, s'infatua
gala la danza d'una
montana allegria.


Silvio D'Arzo

(Pseudonimo di Ezio Comparini: 1920-1952.) Il romanzo breve "Casa d'altri" è ambientato nel Dopoguerra in una minuscola frazione dell'Appennino, chiamata Montelice, di cui descrive efficacemente e realisticamente la vita lenta e monotona:

là al fondo le gole avevano il colore della ruggine vecchia e l'aria dava già nel celeste: e chi non sapeva che più in là c'era Bobbio poteva anche pensare di trovarsi ai confini del mondo.


Armanda Navone Paganelli

Scrittrice e poetessa originaria della val Brevenna attiva fra gli anni Trenta e Settanta. I suoi principali romanzi "Maitö" (Gastaldi, Milano 1953; SAGEP, Genova 2010) e "La luce sorge al tramonto" (Gastaldi, Milano 1952), ambientati tra i paesi di Chiappa e Senarega, "vera e propria saga contadina che attraversa quasi un secolo di storia della valle [...] sono uno strumento di conoscenza degli usi della Valbrevenna" [G. Meriana, Valbrevenna, Feguagiskia' studios, Genova 2007].


Rosario Magrì

Scrittore e neurologo (1924-2005). Il romanzo storico-investigativo "Il tempio e la spada" (Massimo, Milano 1961) è ambientato nell'area romana di Libarna nel I secolo d.C.:

i soldati puntarono i giavellotti verso le Porte di Pietra [le Strette di Pertuso ...] la strada in quel punto è strettissima, scavata a fatica tra il monte e il torrente. La svolta è pericolosa per i carri tanto più che nessun riparo protegge il margine della via dal lato che strapiomba sul Borb[er]a. Oltre la prima svolta la vista si stende per una cinquantina di passi. Non c'è anima viva, il solo rumore era quello del torrente che scorreva nella sua forza.


Umberto Eco

Saggista alessandrino (1932-2016). Il celebre romanzo "Il nome della rosa" è ambientato in un'immaginaria abbazia medievale:

"collocazione dell'abbazia di cui Adso tace con tenace puntigliosità, così che le congetture permettono di disegnare una zona imprecisa tra Pomposa e Conques, con ragionevoli probabilità che il luogo sorgesse lungo il dorsale appenninico, tra Piemonte, Liguria e Francia (come dire tra Lerici e Turbia). Quanto all'epoca in cui si svolgono gli eventi descritti, siamo alla fine del novembre 1327" [introduzione: Naturalmente, un manoscritto]

"Eravamo diretti verso settentrione, ma il nostro viaggio non procedette in linea retta e ci arrestammo in varie abbazie. Accadde così che piegammo verso occidente (mentre avremmo dovuto andare a oriente), quasi seguendo la linea montana che da Pisa porta in direzione dei cammini di San Giacomo, soffermandoci in una terra che quanto poi vi accadde mi sconsiglia di identificare meglio, ma i cui signori erano fedeli all'impero e dove gli abati del nostro ordine di comune accordo si opponevano al papa eretico e corrotto." [Prologo]

"Al buio, subito dopo laudi, avevamo ascoltato la messa in un villaggio a valle. Poi, allo spuntar del sole, ci eravamo messi in viaggio verso le montagne. Come ci inerpicavamo per il sentiero scosceso che che si snodava intorno al monte, vidi l'abbazia. Non mi stupirono di essa le mura che la cingevano da ogni lato, simili ad altre che vidi in tutto il mondo cristiano, ma la mole di quello che poi appresi essere l'Edificio. Era questa una costruzione ottagonale [...] i cui lati meridionali si ergevano sul pianoro dell'abbazia, mentre quelli settentrionali sembravano crescere dalle falde stesse del monte, su cui s'innervavano a strapiombo. Dico che in certi punti, dal basso, sembrava che la roccia si prolungasse verso il cielo, senza soluzione di tinte e di materia, e diventasse a un certo punto mastio e torrione. [...] entrammo nella grande corte dove gli edifici dell'abbazia si estendevano lungo tutto il dolce pianoro che smussava in una morbida conca — o alpe — la sommità del monte." [Primo giorno, Prima]

"Guglielmo e io lasciammo quei luoghi, su due cavalcature trovate smarrite nel bosco, e che ormai considerammo res nullius. Puntammo verso oriente. Giunti di nuovo a Bobbio apprendemmo cattive nuove dell'imperatore." [Ultimo folio]

Queste descrizioni e la probabile familiarità dello scrittore con l'Appennino alessandrino suggeriscono un luogo interno o prossimo alle Quattro Province, come le Capanne di Marcarolo o l'abbazia di San Clemente presso Dova, che però è ancora citata nel Seicento. La roccia che sembra prolungarsi "verso il cielo, senza soluzione di tinte e di materia" ricorda il vicino Castello della Pietra. Adriano Bonadeo ha suggerito le rovine del castello di Brusamonica (il cui nome si attaglierebbe alla vicenda narrata...) "eretto sul crinale dei monti sopra Caldirola [...] Una leggenda narra infatti che prima del castello sorgeva, nello stesso luogo, un convento, fondato probabilmente dal monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia e distrutto durante una notte di battaglia e saccheggi (forse da truppe di saraceni) nel secolo IX [...] ancora oggi gli abitanti di Caldirola, riferendosi alla località di Brusamonica, sono soliti usare il termine convento [Valcurone.org, cfr. Cesare Rusalen, Caldirola: le leggende, la storia il turismo: nell'ambito del feudo di Fabbrica Curone e con notizie del Castello di Brusamonica, Guardamagna, Varzi]. Una lettera di Eco ammette di aver scritto parte del testo a Uscio e di essersi ispirato anche alla posizione del santuario genovese della Madonna della Guardia [la Stampa, 21/2/2016, p. 21], che si accorderebbe col passaggio "Quando già eravamo tra i monti, a certi tornanti, era ancora possibile scorgere, a non più, di dieci miglia, e forse meno, il mare".


Giampaolo Pansa

Giornalista e scrittore interessato alla storia della Resistenza, ha scritto anche il romanzo storico "I nostri giorni proibiti" (Sperling & Kupfer, 1996) ambientato nel 1956 fra i monti delle Quattro Province e la pianura.

Arrivò al passo del Penice poco dopo mezzogiorno. Su un cartello del Touring lesse che stava a 1146 metri e lui si meravigliò di essere salito tanto in alto, lì era montagna vera, tra abetaie verde scuro, abbastanza tetre anche sotto il sole. Adorno non aveva sbagliato: sul passo si stagliava l'albergo Buscaglia, e in quel gelo aveva un aspetto premuroso e accogliente. Marco parcheggiò la Vespa ed entrò. Faceva un calduccio non male, dalla cucina venivano effluvi di ragù. [...] "A Bogli? Ma tu sei folle! Sta in capo al mondo. Per andarci devi superare il Brallo, arrivare al passo del Giovà, di lì salire a Capanne di Cosola e poi penso che ti toccherebbe proseguire a piedi per la mulattiera che però sarà bloccata dalla neve."


Angelo Lumelli

Autore di Momperone (val Curone). In "Un pieno di super" (Novirom, 2005) alterna pensieri e ricordi popolati da personaggi immaginari; tra questi il carismatico cugino Giacobbe, pifferaio nato a Varni da madre nubile, ed altri suonatori tradizionali:

Ai bordi del ballo le madri complottano tra di loro, ragazze aspettano il loro momento, si aggiustano le gonne dove brilla l'ingenuo ginocchio ascendente in coscia, la musica finisce in un ammutolito silenzio, i ballerini tornano ai loro posti, si sente parlottare, dal gioco delle bocce arriva un colpo secco al volo e una acclamazione lontana. Il piffero attacca con un pezzo antico. La gioventù sta ferma ai bordi della pista, mentre il piffero insorge come con parole che hanno passato il limite e sono diventate musica, un addio a ogni conversazione, una soluzione definitiva.


Paolo Rumiz

Giornalista triestino de "la Repubblica", autore di cronache di viaggio in varie parti del mondo. Nel 2006 ha percorso tutto l'Appennino a bordo di una vecchia Fiat Topolino, per poi raccontarlo insieme alle Alpi in "La leggenda dei monti naviganti" (Feltrinelli, 2007). In particolare, nel tratto delle Quattro Province, da Isola del Cantone ha risalito la val Vobbia, attraverso il passo di San Fermo è passato in val Borbera, sceso a Cabella, risalito alle Capanne di Cosola, quindi disceso per la val Boreca e la media val Trebbia verso la pianura piacentina: nel libro, anche grazie alle notizie apprese dai redattori del nostro sito, parla del problema del confine dell'Appennino, dell'esperienza di allevatore di don Luciano Maggiolo (nel cui agriturismo di Dova Superiore ha pernottato), dei suonatori tradizionali e della Curmà di pinfri.


Francesco Macciò

Poeta di Torriglia abitante a Genova. Ha curato il libro di studi su Giorgio Caproni "Queste nostre zone montane" (Quercia, Genova 1995) e altri contributi critici e di carattere didattico. Nella raccolta "Sotto notti altissime di stelle" (Agorà, La Spezia 2003), contengono riferimenti al territorio delle Quattro Province le liriche "Verso Carrega... al mercato", "Il monte di Bormano" (che è l'Antola), "Visita a Giorgio Caproni"; sono ispirate alla val Trebbia anche molte delle poesie raccolte in "L'ombra che intorno riunisce le cose" (Manni, San Cesario di Lecce 2008).

Oltre la Trebbia (oltre la truffa)
scendevano le ragazze di Zerba
tra le canne al fiume vocianti
imperlata la pelle di terrestri madori...


Agostino Oliveti

Scrittore di Ronco Scrivia. In "Villavecchia Villavecchia" ricorda l'adolescenza nel paese e i giochi sul greto dello Scrivia.


Battista Tosi "Pino"

Poeta avetano, ex mulattiere. Ha pubblicato "Emozioni", 2003.


Luigi Mignacco

Sceneggiatore di fumetti originario della val Borbera (1960-). Vive a Milano, ma ha sempre mantenuto forti legami con la valle. Lavora per la casa editrice Bonelli alle storie di personaggi come Mister No, Dampyr, Zagor, Dylan Dog, Tex, Martin Mistère, dopo essersi dedicato anche a Topolino. Una storia definita "gotico-rurale" del personaggio Dampyr, intitolata "Valle di tenebra" (2016) è ambientata in una valle del Basso Piemonte facilmente identificabile con la val Borbera: alcune fasi si ispirano al villaggio abbandonato di Avi ("Rovi"), al mostro di Bargagli, all'omicidio-suicidio di Reneusi e alla battaglia partigiana di Pertuso e una vignetta mostra un duo di suonatori locali. Nel 1989 con altri ragazzi della valle è stato coautore della commedia dialettale "A fòa du tubu" (La favola del tubo), rappresentata con successo in diversi paesi: una satira sulla costruzione dell'acquedotto che preleva acqua dal Borbera per rifornire i centri della valle Scrivia.


Gianluigi Mignacco

Scrittore, viticoltore e corridore genovese (1975-) originario e frequentatore della media val Borbera. Ha esordito in "Il commiato" (Puntoacapo, Pasturana 2019), intreccio di tre storie fra contemporaneità e radici appenniniche.


Cristina Raddavero

Scrittrice genovese originaria della val Borbera. Ha esordito con "Il vento dell'Antola" (Puntoacapo editrice, Novi Ligure 2010) che narra in forma romanzata e con qualche imprecisione l'omicidio-suicidio che nel Dopoguerra determinò la fine della popolazione del paese di Reneusi, esprimendo peraltro un senso di appartenenza agli elementi della natura.


Maria Teresa Valle

Autrice del giallo "Le tracce del lupo" (Frilli, Genova 2010, collana "La Liguria in giallo"), ambientato in un team di ricercatori universitari, evidentemente ispirato a quello di Alberto Meriggi all'Università di Pavia, che si muovono a cavallo dei crinali delle Quattro Province e in particolare fra val Borbera e valle Spinti.


Barbara Torretta

Autrice della raccolta di racconti "Crocefieschi: tra aneddoti, emozioni e... fantasia" (Libero di scrivere, 2011) e di "Vico del tempo buono" (De Ferrari, 2013) ambientato fra Crocefieschi e Genova.


Ivan Fowler

Musicista australiano trasferito a Pavia, ha pubblicato il romanzo storico "Towards Auramala" (trad. it. "Auramala", Il mondo di TELS, Pavia 2013) che attinge alla tradizione orale della val di Nizza e a ricerche d'archivio per immaginare il destino di re Edoardo II d'Inghilterra; personaggi tra fantasia e ricostruzioni dell'ambiente dell'epoca vi si muovono tra l'Inghilterra, la Provenza e l'abbazia di Sant'Alberto di Butrio.

Impaziente di raggiungere il villaggio, il Gallese prese una scorciatoia che attraversava la parte più fitta del bosco scendendo lungo il versante della montagna verso Pizzocorno. Sebbene i rami fossero ancora abbastanza carichi da nascondere il cielo, il sentiero era già coperto da uno spesso strato di fogliame.


Hillert Ibbeken

Geologo tedesco; nel libro fotografico in "Das andere Italien = The other Italy" (Menges, 2010) ricorda gli aspetti umani dei suoi viaggi di ricerca in Calabria e Liguria, specialmente a Casella e Molini di Fraconalto. Intuendo l'omogeneità delle Quattro Province, scrive tra l'altro: "I will continue to use the name Liguria for an area that also includes large tracts of Piemont and smaller tracts of Lombardy."


Cristiano Zanardi

Blogger e scrittore di Caldirola (val Curone) dedito ai paesi abbandonati delle Quattro Province. Il romanzo "Vite sommerse: la battaglia dell'acqua" (Blurb, 2016) è ambientato in val Brugneto all'epoca della realizzazione del lago artificiale, e cita ricordi del suonatore ottocentesco dei Frinti.

 


Musica


Marco Cambri

Cantautore dialettale di Quinto al Mare (GE), da ragazzo ha frequentato per villeggiatura Cabella Ligure. Il disco "Særa i euggi" contiene il brano "Pasòu e rive", riferito alla zona a monte delle Strette di Pertuso:

Se ogni tantu a rivu, se ogni tantu pasu e rive
l'è che quest'aja o queiga de respià
che quest'aja ch'a prufüma de na metenia galante
de u primu baxu detu au scüru suta e piante.
In brassu a sta curiera me ritrövu cme incantou
aj na scrita in ta spalea in que rusu trapasòu
e chii versi de figgiö' e cue dighe in su Burbea
e quandu u Fiurindu u ghe purtava a scöla.
Se ogni tantu a rivu l'è perchè vegnu a sercà
questa ciassa, queste facce, questu moddu de parlò
ch'u m'è restò in te ögge fin da quandu ea fiouettu,
da quandu a sea i brasci metea u preve in letu
e pea quelu ventu, quelu ventu de fen frescu
e de udù de gran.


"Ex-Otago"

Complesso di musica leggera il cui album "In capo al mondo" (2014) comprende "La ballata di Mentino" [You tube], scritta da Maurizio Carucci sulla base dei racconti sul precedente proprietario delle Cantine di Figino, nella media val Borbera.

Un paese, una trattoria
in una valle sperduta,
Mentino non ce la fa più,
Mentino è troppo buono...

 


Teatro


Gilberto Govi

Attore genovese (1885-1966) tuttora popolarissimo anche nelle Quattro Province per le commedie ambientate a Genova, molte scritte da Niccolò Bacigalupo (omonimo del costruttore di pifferi Grixu). Diverse fanno riferimento alla villeggiatura nell'entroterra, e nella registrazione di "Quello buonanima", scritta da Ugo Palmerini, viene nominato Montoggio, solo come parola («Muntöggiu?!») fraintesa con un'altra.

 


Cinema


Marco Bellocchio

Regista di Bobbio, città nella quale ogni estate tiene anche il laboratorio FareCinema. Il suo primo lungometraggio, l'originale "I pugni in tasca" (1965), descrive i rapporti fra quattro fratelli incentrati in una vecchia casa in val Trebbia, con alcune drammatiche scene lungo la strada statale 45 a San Salvatore e Barberino. Nell'autobiografico documentario-fiction "Vacanze in val Trebbia" (1981) il protagonista, indeciso sulla vendita della casa a Bobbio, decide di andare sul posto con moglie e figlio, dove passano alcuni giorni tra discussioni e incontri con amici e parenti. In "Sorelle mai" (2006) una bambina cresce a Bobbio, fra familiari giovani sempre in viaggio e due zie anziane più legate al luogo. "La prigione di Bobbio" (in preparazione) narra la vicenda storica di una monaca trasgressiva.


Ermanno Olmi

Le musiche del film "Centochiodi" (2007), ambientato nella Bassa padana, oltre a brani di liscio popolare comprendono il "Valzer dei disertori" e il valzer "E c'era una ragazza" eseguiti dagli Enerbia.


Guido Pappadà

In "Nauta" (2011) un gruppo di persone naviga verso l'isola mediterranea di La Galite dove si sarebbe verificato un misterioso fenomeno naturale già osservato in precedenza anche a Rondanina, in alta val Trebbia.


a cura della redazione, con la collaborazione di Beppi Raggi



Le Quattro Province nell'arte = (Dove comincia l'Appennino) / redazione ; © autori – <https://www.appennino4p.it/arte.htm> : 2006.04 - 2021.01 -