Dove comincia l'Appennino

Il ballo da piffero oggi


La tradizione nelle Quattro Province è viva e non mancano certo le occasioni di ballo. Soprattutto d'estate, le feste sono numerosissime e non c'è che l'imbarazzo della scelta; ma anche in inverno, accanto agli appuntamenti più tradizionali, uno su tutti il carnevale, si affiancano incontri, convegni, corsi di danza. Balliamo allora, sentiamo cosa ci propone la coppia piffero-fisarmonica durante una tipica festa.

Si inizia generalmente con una serie di valzer, mazurche e polche. Questi balli di coppia fanno parte della tradizione da piffero più recente e sono mutuati dal liscio e dalle più disparate melodie, a costituire, però, un repertorio strettamente adattato al piffero, sia musicalmente che come stile di ballo.

Osserviamo i ballerini più anziani: anche in un semplice valzer ed ancora di più nella mazurca notiamo il portamento eretto, i passi staccati e ritmati, le ginocchia morbide che si piegano evidenziando il tempo forte e, senza irrigidirsi, lasciano scorrere l'impulso lungo il corpo.

Ma è nella polca che i danzatori ci stupiscono ballando "a saltini": un tempo lungo, sulla battuta forte, e due passi brevi. Sul tempo forte il ginocchio si piega, raccoglie energia dalla terra, la molla si carica e poi, con l'estensione del ginocchio, l'energia si rilascia, percorre tutto il corpo e regala la vibrazione sui due piccoli passi: è il "trillo" del ballo da piffero! Le teste dei ballerini si abbassano e si alzano, dando l'idea di un andamento saltellante, anche se in realtà c'è sempre molto contatto con il terreno.

Il modo di ballare, l'interpretazione e gli abbellimenti possono essere diversi: è una festa da ballo, dove ognuno è libero di esprimere la propria individualità nel rispetto della tradizione e dello stile più antico. Qualche coppia balla in modo più energico e saltellante, altre sono più contenute, qualcuno inserisce abbellimenti come passi di marcia o passi incrociati. Non accade spesso, ma se a ballare in coppia sono due uomini, abbracciati all'altezza della vita, possiamo assistere alla loro "sfida" a colpi di salti, piegamenti, battute, incroci.

Chi, magari abituato ad altri repertori da ballo, inizia ad avvicinarsi alla polca da piffero, non può che esserne affascinato: il suono a volte aspro del piffero, il ritmo e l'energia sono coinvolgenti; il passo non è dei più intuitivi, ma si tratta di provare, ballare tanto per rendere i movimenti più fluidi e per imparare a non stancarsi troppo perché la festa è lunga e si balla fino a notte inoltrata!

Dopo alcuni balli di coppia i suonatori annunciano (o qualche ballerino propone) un "giro di monferrine". Queste sono le danze che fanno parte del repertorio da piffero più antico, strettamente legato alle occasioni rituali all'interno della comunità contadina. Proprio per questo è probabile che ogni paese avesse un proprio modo di ballarle, con passi e figure peculiari, e di questo si ha ancora testimonianza presso alcune comunità, ma nelle feste odierne, a cui partecipano ballerini delle diverse valli ed anche affezionati ospiti di città anche molto lontane dal territorio delle Quattro Province, il giro di monferrine comincia con il formarsi di un cerchio (o più cerchi concentrici, se la festa è molto affollata!) in cui l'uomo e la donna si alternano.

La prima frase musicale corrisponde ad un girotondo (giro o passeggiata o camminata) in senso antiorario, a passo di polca o a passo cadenzato o alternando i due. Il momento della "pausa", corrispondente allo stacco della fisarmonica mentre il piffero tace, permette ai ballerini di disporsi a coppie, l'uomo e la donna di fronte, sempre sulla circonferenza. La successiva frase musicale corrisponde al primo balletto: le mani sono sui fianchi, o lungo il corpo un po' allargate, per dare stabilità alla parte superiore del corpo mentre si esegue il passo di balletto [foto a inizio pagina].

È a questo tipo di passo, molto "staccato" (immaginiamo di ballare sulle aie di paese o sulle spianate degli alpeggi) che si collega lo stile del liscio da piffero ed in particolare la polca (detta anche, infatti, polca all'antica). Infatti la ritmica è un tempo lungo e due tempi brevi, anche nel balletto le ginocchia si piegano e si stendono conferendo al passo la tipica vibrazione, il trillo che attraversa come una scossa tutto il corpo. Il passo può essere eseguito in diversi modi: appoggiando sempre lo stesso piede sui tre tempi oppure alternando i piedi, la gamba scarica può essere lanciata o incrociata. Guardando i ballerini più esperti, possiamo imparare lo stile, le finezze, gli abbellimenti, che seguono il fraseggio del piffero.

La "pausa" dopo il primo balletto permette il cambio di coppia: con un passaggio sottobraccio si lascia il partner e si danza il secondo balletto con un nuovo compagno. Ogni ballerino, all'interno delle modalità descritte, ha un proprio passo preferito, una variazione particolare e tra i componenti della coppia si instaura un dialogo non verbale cercando di armonizzare i passi con le note del piffero. Dopo il secondo balletto, si riprende la passeggiata in cerchio, ora con un cambio di direzione a metà della frase musicale ed il ballo si ripete poi nel modo descritto.

I suonatori intonano di solito tre o quattro monferrine di seguito e molto spesso questa parte della festa si conclude con una piana. Il cerchio è l'elemento fondamentale di questo ballo: dopo la camminata come nella monferrina, anche i due balletti si fanno in cerchio, tutti insieme, tenendosi per mano, rivolti verso il centro; e verso il centro [foto], alla fine di ogni balletto, il piffero chiama con una nota lunga e acuta i ballerini che rispondono con un grido festoso.

E si riprende con valzer, mazurca, polca... La notte è lunga, le monferrine verranno riproposte più volte nel corso della festa e magari qualcuno le ballerà a coppia fissa, con un giro di polca durante la prima frase musicale ed i due balletti (spesso eseguiti tenendosi per mano) intervallati da un giro della donna sotto il braccio dell'uomo o da un semplice scambio di posto tra i due.

Sì, la notte è ancora lunga, e ad alternarsi con le suonate di liscio da piffero ci sono anche le gighe. Nella giga a due, i ballerini si dispongono a terzetti in linea: un uomo porta due ballerine e si introduce la giga con passo di polca, poi ci si dispone per i balletti. L'uomo balla prima con una donna e nella solita caratteristica "pausa" cambia partner per eseguire il secondo balletto; nella frase musicale successiva il ballerino disegna un "otto" prendendo sottobraccio alternativamente le due donne. Si ripetono i balletti e i giri di braccia, finché nell'ultimo balletto l'uomo invita entrambe le ballerine per concludere la danza.

E chi balla la giga a quattro? Questa volta è più difficile organizzarsi: bisogna trovare due uomini e quattro donne per ogni giga! Solo i ballerini migliori si cimentano, mentre gli altri si godono la coreografia non semplicissima: un uomo introduce a passo di polca la giga con le quattro donne, nella pausa le ballerine si dispongono in quadrato, il primo uomo inizia a ballare con una di loro e contemporaneamente entra il secondo uomo, che si dispone di schiena al primo [foto]. Invece dei soliti due balletti che abbiamo visto nelle monferrine, nella piana e nella giga a due, in questo caso vengono suonati quattro balletti, in modo che ogni uomo possa ballare con ogni donna. Nelle pause tra un balletto e l'altro, i ballerini si scambiano con un giro di braccia: tutti devono essere attenti ad eseguire correttamente i passaggi, per non rovinare la struttura del ballo. Non mancano i commenti, da parte di chi per questa volta è stato a guardare, sullo stile e sulla precisione dei ballerini: anche queste discussioni rendono interessante la festa!

Beh, abbiamo ballato tanto, e la serata si avvia alla conclusione. Ma se siamo fortunati, possiamo assistere anche a una povera donna, uno dei balli più arcaici delle Quattro Province, con la struggente pantomima della morte/rinascita che ci lascia affascinati e anche un po' commossi.

Ancora qualche polca, valzer, mazurca, ma l'ora è ormai tarda, sono rimasti pochi ballerini ed i suonatori intonano l'ultima suonata: il "Baciccin" ci invita ad andare a casa. E con questa polca che diventa vorticosa, quasi una sfida tra suonatori e ballerini, spendiamo le ultime energie delle serata... Ma un'altra festa è vicina, e non siamo certo stanchi di ballare!

Ilaria Demori

Se siete interessati a imparare le danze tradizionali potete contattarci a danze@appennino4p.it.
 


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