Dove comincia l'Appennino

Il Piansereju e il Brigiottu, portatori della chiave

Il "Piansereju" ed il "Brigiottu", secondo la tradizione rispettivamente maestro ed allievo, furono due suonatori vissuti a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento, originari rispettivamente di Piancereto in val Borbera e di Bruggi in val Curone. Questi due suonatori furono alla loro epoca i depositari della "chiave" che si racconta sia stata trasmessa dal "Draghin" al Piansereju nelle risaie del Vercellese, dove gli abitanti di queste valli si recavano per poter guadagnare qualche soldo per poter vivere; e poi dal Piansereju sarebbe passata al Brigiottu.

Ogni pifferaio che ha ricevuto la "chiave" ha avuto questo riconoscimento dai suoi contemporanei per il fatto di aver aggiunto qualche cosa di nuovo, di innovativo alla tradizione. Infatti il Draghin si dice che abbia portato "il suono", dove per suono si intende il modo con cui si suona il piffero. Poi la sua chiave passò al Piansereju il quale si dice che abbia portato o "inventato" le alessandrine, la danza in cerchio il cui nome indica un'origine nella zona alessandrina. Il Brigiotto sarebbe stato il primo ad introdurre il valzer, la polca e la mazurca, ossia il così detto liscio da piffero, sapendo così anticipare i tempi: infatti nel periodo nel quale visse il Brigiotto cominciavano a diffondersi le orchestrine da liscio. Jacmon poi, il grande pifferaio di Cegni, è riuscito a modernizzare la musica tradizionale accoppiando il piffero con la fisarmonica al posto della musa.

Del Piansereju fino al 2004 si era a conoscenza del solo soprannome, ma poi è stato da noi rintracciato il nome di Lorenzo Bava, soprannominato "Luensin" nel paese e nei dintorni. Gli anziani del posto dicono che il Luensin andava molto spesso a suonare nel Genovese. Era sposato ed ebbe un figlio, Giovanni Bava, nato nel 1878, del quale si dice che suonasse anche lui sebbene non al livello del padre. Questi negli anni Trenta emigrò in Argentina dove, così dicono i discendenti, avrebbe portato con sé il piffero del padre. Anche i figli di Giovanni, nipoti del Piansereju, Lorenzo Romeo Bava (1903-1982) ed Amedeo Bava (1905-1977), si dice in paese che abbiano suonato fino alla partenza del padre per l'Argentina.

A Cosola si racconta un fatto curioso riguardo al Piansereju: negli anni tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento si tenne a Cosola un matrimonio al quale parteciparono alcuni suonatori, e tra questi c'era il Piansereju con il suo compagno, e che come era d'uso fino ad allora accompagnava il pifferaio con la musa. Gli sposi poi subito dopo il matrimonio sarebbero partiti per andare in America. Ad un certo punto uno dei presenti alla festa tirò fuori uno strumento fino ad allora sconosciuto nelle nostre valli: una fisarmonica; non si sa bene se costui fosse un suonatore o un dilettante. Dopo che molto probabilmente ebbe provato a suonare con il piffero, i presenti gli gridarono "Metti via quella chitarra!", non sapendo però che quello strumento sarebbe invece diventato il sostituto stabile della musa pochi anni più tardi, a partire da Jacmon e Giolo.

Anche il Brigiottu, al secolo Paolo Bonifacio Benedetto Pelle, è ricordato con il soprannome derivato dal suo paese, che nel locale dialetto di impronta ligure si dice Brigi. (Lo stesso Jacmon in molti paesi della val Trebbia era "Segno", ossia quello di Cegni.) Il Brigiottu era soprannominato anche "Pavlottu"; ma quando in paese lo chiamavano "Paolo" o "Pavlottu" non rispondeva, obbligando così la gente a chiamarlo "Brigiottu".

Il Brigiottu è molto ricordato nella val Fontanabuona, tanto che là i pifferai vengono chiamati "i brigiotti": andava a suonare tra l'altro a Uscio, sulle colline tra il torrente Lavagna e il mare, paese che anche Jacmon avrebbe poi continuato a frequentare.

Nacque a Bruggi il 5 giugno 1861 alle 8 del mattino dalla contadina Rosa Tamburelli di Colombara e dal tessitore Benedetto Pelle di Bruggi. A Bruggi c'erano diverse famiglie Pelle, e la loro era distinta col soprannome Bneitin (i Benedettini); complessivamente a Bruggi abitano 68 famiglie, tipicamente di 4-6 persone ciascuna. "Paulottu" ha un fratello maggiore di due anni, Pietro, e diversi fratelli minori: Giuseppe, Giovanni, Carlo e Giovanna Maddalena.

A Bruggi nascono nei decenni successivi altri importanti suonatori: Severino Tamburelli "Siveron" e Fiorentino Pelle "u Lentu" sono entrambi della classe 1892. Inoltre sono frequenti i matrimoni fra ragazzi dell'alta val Curone e dell'alta val Staffora: "Siveron" sposa una donna di Negruzzo, e Giacomo Sala di Cegni, che sarà il grande successore del Brigiotto, viene a sposarsi a Bruggi con Maria Tamburelli il 2 maggio 1896.

Il 24 agosto 1893, a 32 anni e già orfano di padre, Paolo Pelle sposa la compaesana 21enne Antonia Tamburelli. Hanno diverse figlie femmine: Benedetta "Deta" (nome di famiglia), Giovanna "Galinein", che sposerà il grande ballerino bruggese "Cavurnein", e Gina "Ginutein", morta giovane, oltre a Marina morta a 5 anni. Di queste solo Benedetta si sposerà ed andrà a stare a Garadassi, poco piu in giù nella val Curone, dove vi sono tuttora i discendenti. Vivono facendo i contadini, e come tutti Paolo va alla monda per guadagnare qualche soldo.

Una ragazza di Bruggi, Luisa Tamburelli, come molte giovani del tempo andava a lavorare a Genova come serva per guadagnare qualche cosa e vivere un po' meglio. Essendo dotata di una bella voce, imparò un bel numero di canzoni "moderne" e così quando tornava a casa si metteva a cantarle o mentre lavorava o mentre camminava. Nella casa di fronte a lei abitava il Brigiotto: quando la ragazza apriva la finestra e cantava, lui, che la teneva d'occhio, apriva la sua ed ascoltava le canzoni che lei cantava, per poi impararle e suonarle così da ammodernare il suo repertorio; ma la ragazza appena si accorgeva che lui la ascoltava, chiudeva la finestra per non farsi ascoltare, lasciando così il Pavlottu di stucco.

Il 18 settembre 1903, pare dopo essere stato a suonare nel vicino paese di Negruzzo e aver là mangiato salame e bevuto vino a più non posso, si mise in cammino per venire a casa passando per le consuete mulattiere: ma ebbe solo il tempo di ritornare nel suo paese perché appena arrivato a casa, attorno alle 19, morì, non si sa se di indigestione o più probabilmente di infarto. Aveva solo 42 anni. (D'altronde, un'indagine di monsignor Angelo Bassi ha stabilito che la vita media nella zona era di 49 anni.)

Dal Brigiotto la chiave passò a Jacmon di Cegni. Un ruolo importante, nella trasmissione del repertorio fra i due suonatori, ebbe "Creidöra", il suonatore di musa di Caldirola che accompagnò prima il Brigiotto e poi Jacmon. Dopo la morte del Brigiotto la grande tradizione dei suonatori si spostò così dalla val Curone alla vicina valle Staffora...

 

Fabio Paveto con la collaborazione di
Adriano Angiati, Delia Bava, Claudio Gnoli, Maria Teresa Pelle, Andrea Tamburelli "Jucci"


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