Dove comincia l'Appennino

La fauna tra Staffora e Curone


anfibi ; rettili ; uccelli ; mammiferi

un tasso nel bosco

...Braccando la lieve pestata
che lascia la volpe o l'impronta più greve del tasso

(Il caduto / Francesco Guccini)

La zona tra le medie valli Staffora e Curone, come ben descritta nella sezione dedicata alla flora, è caratterizzata da una molteplicità di ambienti con caratteristiche diverse, e di conseguenza di habitat disponibili per altrettanto numerose specie animali.

Passiamo così dagli habitat più estesi, come i boschi di latifoglie, a quelli più improbabili, quali piccole pozze temporanee; da quelli più naturali a quelli più antropizzati, in quanto anche queste terre non hanno potuto sottrarsi alla mano dell'uomo. Nonostante tutto si è però creata una sorta di equilibrio, fatto di strette relazioni tra i diversi elementi di questo ambiente, pianta, animale o uomo che sia, che rappresenta una delle nostre più grandi ricchezze.


Anfibi

Per quanto riguarda Anfibi e Rettili, data la scarsità di ambienti umidi, questi si concentrano principalmente nei pressi della cascata del rio Sémola, ma anche dei rii Frascata e Mola, oltre che in piccole pozze, quando presenti. I dati inerenti a questi due gruppi di animali si riferiscono al più recente censimento erpetologico effettuato, risalente all'anno 2000.

una salamandra pezzata mimetizzata tra le foglie in Oltrepò pavese / VR Per gli anfibi possiamo indicare diverse specie: abbiamo la vistosa Salamandra pezzata, alcune specie di tritoni, due di rospi, tre rane ed un ilide.

I colori brillanti della Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) avvertono i predatori che è molto velenosa. Possiede infatti delle ghiandole velenose dalle quali spruzza le tossine quando viene attaccata. Durante lo sviluppo negli ovidotti le larve possono essere cannibali, cibandosi delle uova e delle larve più piccole.

I tritoni sono legati all'acqua almeno allo stadio larvale, e più o meno strettamente negli stadi successivi di sviluppo. Nel periodo riproduttivo presentano una vistosa cresta dorsale, colorazioni particolari e appariscenti, e possono compiere danze nuziali elaborate per conquistare le compagne. Il maschio di Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), il più terragnolo tra quelli italiani, marca in vari punti con essenze odorose di origine cloacale una ristretta zona di pozze, stagni o canali e, localizzata una femmina, agita ripetutamente la coda evidenziandone la colorazione, e spingendo una corrente d'acqua che trasporta le sostanze attrattive. Il corteggiamento prosegue fino alla deposizione di una spermatofora gelatinosa alta alcuni millimetri che la femmina raccoglie con la cloaca. Come avviene anche nel caso del Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), relativamente acquatico e caratterizzato da un alto dimorfismo sessuale, e del Tritone alpestre (Triturus alpestris), particolarmente legato all'acqua con uno scarso dimorfismo sessuale, le femmine incollano i margini di una foglia attorno ad ogni uovo facendo pressione con le zampe posteriori. In questo procedimento, che permette di proteggere le uova dalla predazione e dalle malattie, il corpo viene mantenuto in posizione verticale mentre le uova vengono deposte. Generalmente i tritoni sono opportunisti alimentari e alcuni adulti possono restare attivi sotto il ghiaccio continuando a nutrirsi regolarmente. Il fingersi morti è un processo chiamato tanatosi. Alcuni tritoni simulano la morte per sfuggire all'attenzione delle natrici. Il processo è spesso accompagnato dall'emissione di sostanze cloacali dall'odore pungente per causare repulsione nei predatori. Frequenti nelle specie riportate sono i casi di neotenia [ossia mancato sviluppo dalla forma larvale a quella adulta].

figura 1: Rana italica Il Rospo comune (Bufo bufo), ben adattato alla vita terrestre, è abbastanza lento nei movimenti, incapace di arrampicarsi e tende a camminare e saltellare sul terreno. Nel periodo riproduttivo, al fine di mantenere una presa solida durante l'amplesso ascellare, i maschi sviluppano dei cuscinetti nuziali neri e ruvidi all'interno delle tre dita della mano. I maschi, più numerosi, possono poi essere osservati mentre tentano di accoppiarsi con una stessa femmina. Dopo il periodo riproduttivo questa specie compie spostamenti anche di alcuni chilometri, allo scopo di portarsi in aree idonee all'alimentazione. Il Rospo smeraldino (Bufo viridis) ha dimensioni inferiori rispetto al Rospo comune e vive bene in presenza dell'uomo; si tratta infatti della specie che più facilmente frequenta i nostri giardini e cortili. I rospi sono minacciati principalmente dall'utilizzo dei pesticidi e, a causa dei loro spostamenti, dal traffico veicolare.

La Rana agile (Rana dalmatina) appartiene al gruppo delle "rane rosse", è una scarsa nuotatrice ma è molto abile nel salto, che può raggiungere i due metri di lunghezza. Tra le "rane verdi" è sicuramente presente in queste zone l'ibrido Rana klepton esculenta; peculiarità di questi animali è che nel periodo riproduttivo i maschi si stabilizzano in territori nei quali spendono molti mesi per la difesa del sito, non permettendo ad altri maschi di avvicinarsi. È stata inoltre rilevata la presenza della Rana appenninica (Rana italica: figura 1); una particolarità è il comportamento mimetico-difensivo dei suoi girini che possono essere osservati in mezzo a gruppi di larve di Rospo comune, più difficilmente predabili per la presenza di una sostanza tossica nell'epidermide. Molte rane inoltre proteggono le loro uova lasciandole in un nido di schiuma che le mantiene umide e che costituisce un deterrente per i predatori. Questi nidi possono essere facilmente osservati in particolare sulle rive delle pozze. L'unico ilide presente è la Raganella italiana (Hyla intermedia), più legata ad ambienti prativi e canneti nella zona di Musigliano. Si tratta in generale di una specie con vita piuttosto breve, e questo determina in molte popolazioni un ricambio annuale di gran parte degli individui. È anche un'ottima colonizzatrice che, in fase di dispersione, compie considerevoli spostamenti.


Rettili

Oltre alle specie più note e diffuse quali la Lucertola muraiola e il Ramarro occidentale, sono presenti anche la Luscengola e serpenti innocui qui rappresentati da natrici, Colubro di Riccioli, Biacco e Saettone comune.

La Lucertola muraiola (Podarcis muralis), distribuita uniformemente, è uno dei sauri più abbondanti in Italia e presenta una longevità massima di circa cinque anni. Il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), che risulta più vulnerabile in pianura in caso di scarsa vegetazione e per il traffico veicolare, ha trovato in queste zone un habitat ideale. L'unico scincide presente è la Luscéngola (Chalcides chalcides), non facile da osservare in quanto si muove molto velocemente, sembrando quasi scivolare in mezzo all'erba. Tipica infatti di zone ricche di vegetazione presenta quattro piccole zampe, come risultato della drastica riduzione della dimensione degli arti.

La Natrice dal collare (Natrix natrix) è il più diffuso serpente italiano e la specie meno acquatica fra quelle italiane del genere Natrix. Principalmente notturna frequenta ambienti umidi, [lacustri o fluviali], ma anche antropizzati. Non particolarmente agile, quando minacciata soffia, si finge morta ed evacua dalle ghiandole cloacali una secrezione nauseabonda. Può anche rovesciarsi e simulare la morte al punto di ruotare la testa all'indietro a bocca spalancata. La Natrice tassellata (Natrix tessellata) è la più acquatica tra le specie italiane di Natrix e predilige le acque correnti, ma la si può qui osservare in ambienti più aridi. Si difende esclusivamente con la fuga o emettendo un liquido maleodorante dalla cloaca. In alcuni casi, se spaventata, può anch'essa simulare la morte rilassando la muscolatura, strabuzzando gli occhi, lasciando penzolare la lingua ed arrivando, talvolta, a secernere saliva mista a sangue dalla bocca. La Natrice viperina (Natrix maura), sempre abbastanza legata all'acqua, è l'unica delle tre natrici presenti a non usare la tanatosi: infatti quando si difende si arrotola, appiattisce la testa, soffia e lancia falsi attacchi a bocca chiusa. Con l'appiattimento del capo, che assume così forma triangolare, imita una vipera e riesce a spaventare gli aggressori.

figura 2: Coronella Ulteriori presenze sono quelle del Colubro di Riccioli (Coronella girondica) e del Biacco (Hierophis viridiflavus); il primo, la cui ecologia è ancora poco nota in Italia, è crepuscolare e notturno e frequenta zone piuttosto aperte. Il Biacco è estremamente agile, vigile e veloce, è un ottimo arrampicatore e si difende aggressivamente se viene molestato. Tipica preda del Biancone, si adatta bene anche ad ambienti fortemente antropizzati; può infatti trascorrere l'inverno, oltre che in buche del sottosuolo, anche in sotterranei di edifici o in fienili.

Il Saettone comune (Elaphe longissima) viene chiamato anche Colubro di Esculapio (dal dio greco della medicina che portava un bastone con un serpente attorcigliato, simbolo della medicina odierna). Anche i Romani adoravano Esculapio e trasportarono questi serpenti considerati sacri in tutto l'Impero all'interno di contenitori di terracotta, per introdurli nei loro templi. Il Saettone è principalmente diurno e crepuscolare ed è facile osservarlo nelle frequenti zone boscose e di radura. Si arrampica meglio di tutti gli altri serpenti italiani grazie al robusto margine delle sue piastre ventrali che permette una buona presa sulle screpolature delle cortecce e tra le pietre. Può arrivare fino alle cime degli alberi ed è possibile osservarlo arrotolato tra i rami mentre termoregola ad alcuni metri da terra.

Pare che qui non sia presente la Vipera comune (Vipera aspis), serpente elusivo e poco aggressivo che frequenta in genere ambienti ben soleggiati e ad elevata naturalità.

Le natrici in quanto soffiano e gonfiano i lati del collo, il Colubro di Riccioli per il suo disegno dorsale e i piccoli di Biacco purtroppo vengono spesso uccisi dall'uomo perché scambiati con le vipere. In particolare il problema della somiglianza riguarda la Natrice viperina.


Uccelli

Le specie di Uccelli presenti, nidificanti e svernanti, sono molto numerose (circa 90) e risulta impossibile annoverarle tutte in questa sede. Sono comunque presenti uccelli degli ordini Accipitriformes, Falconiformes, Galliformes, Columbiformes, Cuculiformes, Strigiformes, Caprimulgiformes, Apodiformes, Coraciiformes, Piciformes, oltre a innumerevoli Passeriformes.

figura 3: Biancone Il Biancone (Circaëtus gallicus: figura 3) è una specie di Accipitriformes piuttosto rara; per questo le seppur sporadiche osservazioni avvenute in questa zona assumono un estremo valore. In questo areale potrebbe porre il suo nido in particolare su Roverella (Quercus pubescens). Non è raro però ossevare lo Sparviere (Accipiter nisus) e la Poiana (Buteo buteo), in particolare quest'ultima spesso inseguita e beccata dai corvidi, infastiditi dalla sua presenza.

Tra i Falconiformes vi è il Gheppio (Falco tinnunculus), una specie ubiquitaria che necessita di zone sufficientemente aperte come territori di caccia. Può nidificare sulle pareti esposte nella zona di San Ponzo, così come nei dirupi rocciosi nei pressi del Guardamonte, su alberi e a volte utilizzare i nidi della Cornacchia.

Dei Galliformes è possibile osservare la Pernice rossa (Alectoris rufa), che preferisce zone incolte e calanchi ma anche piccoli appezzamenti di terreni aperti bordati da siepi; la Starna (Perdix perdix), che condivide con la specie precedente gli ambienti di nidificazione e di alimentazione, mentre compete con il Fagiano comune per la scelta del sito di nidificazione; la Quaglia (Coturnix coturnix), che nidifica solitamente in campi di cereali e in mezzo all'erba ai piedi dei monti Vallassa e Pénola; il Fagiano comune (Phasianus colchicus) selvatico, la cui salvaguardia e conservazione necessiterebbe della riduzione delle operazioni di ripopolamento a scopo venatorio.

Dei Columbiformes ricordiamo il Piccione selvatico (Columba livia), il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora (Streptopelia turtur) e la Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), decisamente comuni anche nelle zone antropizzate, e dei Cuculiformes il Cuculo (Cuculus canorus), raramente visibile ma facilmente individuabile per il suo canto.

Degli Strigiformes, oltre a quella di Civetta (Athene noctua), Allocco (Strix aluco) e Gufo comune (Asio otus), è stata segnalata la presenza dell'Assiolo (Otus scops), una delle specie più a rischio in Europa così come nelle nostre zone. L'Assiolo ricerca il cibo nelle zone aperte ma nidifica nelle siepi o all'interno di cavità di alberi vetusti, e dipende in particolare dalla disponibilità di insetti di dimensioni medie o grandi non sempre reperibili.

figura 4: Succiacapre Altra particolare segnalazione, dei Caprimulgiformes in questo caso, è quella del Succiacapre (Caprimulgus europaeus: figura 4). Il suo nome, traduzione letterale dal latino caprimulgus, deriva da un'antica credenza che riteneva questi uccelli capaci di succhiare il latte dalle capre. Detto anche Nottolone, passa il giorno accovacciato nel terreno (da cui l'attributo di "covaterra") o su un ramo; si ciba di notte in volo catturando gli insetti, soprattutto falene, con l'aiuto delle sue setole boccali.

Tra gli Apodiformes possiamo ricordare il Rondone (Apus apus) e tra i Coraciiformes l'Upupa (Upupa epops), specie che risente fortemente delle trasformazioni rurali e in particolare dell'utilizzo di pesticidi e del mutamento delle pratiche agricole, tanto da essere ormai molto rara qui come del resto su tutto il territorio italiano.

Sono inoltre presenti alcuni Piciformes, non sempre visibili, ma senza dubbio inconfondibili per il loro picchiettare: il Torcicollo (Jynx torquilla), una specie estiva migratrice che possiamo quindi osservare solo nei mesi più caldi; il Picchio verde (Picus viridis), il quale sta scomparendo in particolare per la distruzione dei formicai da parte delle moderne pratiche agricole e necessita del mantenimento di alberi vecchi morti o marcescenti; il Picchio rosso maggiore (Picoides major), d'indole confidente e caratterizzato da un ritmo forsennato di nutrizioni che evidenzia l'importanza di questo picchio come distruttore di insetti.

Come già affermato i Passeriformes sono presenti in gran numero, e tra di essi possiamo ricordare: Rondine (Hirundo rustica), Balestruccio (Delichon urbica), Ballerina gialla (Motacilla cinerea), Ballerina bianca (Motacilla alba), Pettirosso (Erithacus rubecula), Usignolo (Luscinia megarhynchos), Saltimpalo (Saxicola torquata), Merlo (Turdus merula), Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Capinera (Sylvia atricapilla), diversi paridi, Gazza (Pica pica), Cornacchia (Corvus corone), alcuni passeridi, Fringuello (Fringilla coelebs), Verdone (Carduelis chloris), Cardellino (Carduelis carduelis), Zigolo nero (Emberiza cirlus), Strillozzo (Miliaria calandra).

In generale diverse specie di Uccelli risultano oggi minacciate da diversi fattori; tra questi l'attività venatoria, il disturbo dei siti di nidificazione, la modificazione degli habitat, l'uso di pesticidi e insetticidi in agricoltura.


Mammiferi

Anche i Mammiferi sono presenti in gran numero e appartengono ai seguenti ordini: Insectivora, Chiroptera, Lagomorpha, Rodentia, Carnivora e Artiodactyla. Le presenze che indichiamo si riferiscono ad un censimento effettuato nell'anno 2001.

figura 5: Riccio Tra gli Insectivora non è raro incontrare il Riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus: figura 5), in grado di appallottolarsi rizzando gli aculei grazie alla presenza di particolari muscoli pellicciai. Da sempre conosciuto come distruttore di vipere (eventualmente della Vipera comune per quanto riguarda questa zona) perché ritenuto immune al suo veleno, in realtà può morire se la dose inoculata è relativamente alta; gli aculei comunque lo proteggono impedendo che la maggior parte degli attacchi delle vipere vadano a segno, così da scaricare il contenuto delle sacche delle ghiandole velenifere.

Passando ai Chiroptera (Pipistrelli), il Rinolofo maggiore o Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) solo raramente forma colonie numerose e comunque monospecifiche e frequenta una grande varietà di ambienti, compresi quelli artificiali; il Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii), solitario, frequenta soprattutto l'ambiente forestale ed è inconfondibile per la dimensione delle orecchie che, distese, superano la punta del muso; il Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) è una specie antropofila che presenta una caratteristica fascia bianca sul margine posteriore delle ali; il Pipistrello di Savi (Hypsugo savii), è diffuso in diversi tipi di ambienti compresi quelli più antropizzati e può effettuare spostamenti anche superiori ai 250 km; la Nòttola comune (Nyctalus noctula), di grossa taglia, è legata più che altro all'ambiente forestale e forma colonie numerose durante l'inverno; infine abbiamo l'Orecchione meridionale (Plecotus austriacus) che preferisce le zone coltivate, è solitario e il suo massimo spostamento noto è di 62 km.

Tra i Lagomorpha indichiamo la Lepre comune (Lepus europaeus) che, tra le curiosità, reingerisce le feci per incrementare l'assunzione di vitamina B e può raggiungere i 72 km orari di velocità. A distinguerla morfologicamente dal Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) sono principalmente le dimensioni inferiori, gli arti più lunghi, il cranio più allungato, i processi postorbitali più trangolari e robusti e le orecchie più lunghe; purtroppo ci è stato segnalato che una numerosa popolazione di quest'ultima specie, un tempo presente ai piedi del monte Penola, si è completamente estinta pochi anni fa a causa di un'epidemia di cui non ci è nota la natura.

Numerosi sono invece i Rodentia: lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), la cui presenza è ormai messa anche qui a repentaglio dall'avvenuto insediamento dell'esotico Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis); il Quercino o Nitela (Eliomys quercinus) che è terricolo e prevalentemente notturno, e diffuso in ambiente forestale; il Ghiro (Myoxus glis), che costruisce in alto sugli alberi il suo nido estivo e in basso o persino sottoterra quello di ibernazione; il Moscardino o Nocciolino (Muscardinus avellanarius), specie gregaria ed elusiva, costruisce nidi tipicamente sferici in cui è facile imbattersi; il Surmolotto o Ratto delle chiaviche o Ratto grigio (Rattus norvegicus), commensale dell'uomo; il Topo selvatico collo giallo (Apodemus flavicollis), forestale e, come anche il Moscardino e il Surmolotto, essenzialmente con abitudini notturne; il Topolino delle case (Mus domesticus), specie ubiquitaria che subisce spesso un controllo non selettivo, con l'uso di rodenticidi.

un anfratto usato come tana dalla Volpe vicino a Casa Massone in valle Staffora / CG Passando ai Carnivora per quanto riguarda della famiglia dei canidi è presente la Volpe (Vulpes vulpes), in grado di costituire complessi integrati formati da un maschio e più femmine generalmente imparentate, di cui solo la femmina dominante si riproduce, mentre le altre si occupano delle cure parentali dei cuccioli. Dei mustelidi si ritrovano invece la Donnola (Mustela nivalis), la Faina (Martes foina), solitaria, che è specie protetta e in generale fase di espansione, ed il Tasso (Meles meles). Questo ha un muso provvisto di un grugno flessibile con due narici occludibili per azione muscolare con cui evita l'entrata di particelle estranee durante i suoi scavi, e di corte vibrisse che gli consentono di valutare le dimensioni di cavità e anfratti; i tassi, visibili soprattutto nelle ore notturne, costruiscono le loro tane principalmente presso Robinia (Robinia pseudacacia) e Sambuco (Sambucus nigra) e cooperano per la difesa di un territorio comune.

figura 6: Daino Degli Artiodactyla è presente il Cinghiale (Sus scrofa), un suide presente con estrema abbondanza, che tipicamente in una popolazione presenta due tipi di raggruppamenti: uno più gerarchico e stabile nel tempo che comprende femmine e piccoli, e uno più infrequente formato dai giovani maschi e più raramente dai maschi adulti, con animali periferici che gravitano intorno ai nuclei familiari. I cervidi sono rappresentati dal Daino (Dama dama: figura 6) e dal Capriolo (Capreolus capreolus), che frequentano l'ambiente boschivo e risultano attivi soprattutto nelle ore crepuscolari. In particolare il Capriolo, tipicamente fedele al proprio ambiente, tra le formazioni boschive della zona predilige i querceti. Non accertata è la presenza del Cervo (Cervus elaphus), ungulato che comunque predilige spazi più aperti [ed è presente sull'opposto crinale dei monti Calenzone e Alpe, fra Staffora e Tidone].

Simona Re (Museo di Scienze naturali di Voghera)
pubblicato anche in:
Alla scoperta dei monti Vallassa e Penola -- Voghera : 2004


Bibliografia consigliata


La flora tra Staffora e Curone (Dove comincia l'Appennino) / redazione ; © autori -- <https://www.appennino4p.it/fauna.htm> : 2004.10 - 2005.10 -