Dove comincia l'Appennino

Il lupo nelle Quattro Province


Sulla base di diverse fonti storiche si ritiene che in Lombardia il lupo fosse stanziale su tutta la fascia alpina e prealpina, nonché in alcune aree della valle del Ticino e della Brughiera lombarda. La presenza della specie è stata registrata nella pianura padana fino ai primi anni del 19' secolo. Nel Parco del Ticino risulta presente almeno fino al 1815, quando venne uccisa una femmina gravida nei boschi di Vigevano e nel 1818, anno in cui un maschio adulto viene ucciso alle porte di Novara [Bogliani 2004].

Fonti governative (dovute a dati relativi a procedure di pagamento di premi per lupi uccisi o catturati) e fonti locali (per esempio fonti parrocchiali che registrano la morte di un uomo per l'attacco del lupo), forniscono un quadro significativo della presenza di questo mammifero, che doveva essere ben frequente se veniva considerato un problema pubblico [Comincini 1991] e se si conta che il numero di lupi abbattuti in Lombardia nella metà dell'Ottocento era di 262. Nella fascia alpina le ultime registrazioni di esemplari uccisi risalgono alla fine dell'Ottocento: a San Cassiano di val Chiavenna "vengono avvistati 3 o 4 lupi e uno viene abbattuto" [Alpe Retica, 16 maggio 1895] mentre gli ultimi due esemplari provenienti dalle valli bergamasche vengono uccisi qualche anno dopo (1897). Nell'Appennino lombardo, in provincia di Pavia e nelle aree limitrofe, il lupo sembra essere sopravvissuto molto più a lungo, e l'ultimo esemplare risulta abbattuto in val d'Aveto nel 1947 [Meriggi 2001].

Nel 1983 la presenza del lupo viene nuovamente rilevata in Lombardia, nel territorio appenninico delle province di Pavia, Alessandria, Genova e Piacenza: si tratta di individui, originari del sopravvissuto nucleo appenninico, che si sono spinti verso nord giungendo fino alla provincia di Pavia [Vigorita et al. 2003]. A partire dal 1986, nell'area viene segnalata un'intensa attività predatoria del lupo, su mandrie pascolanti allo stato brado nel periodo primaverile-estivo [Meriggi et al. 1995]. Le zone più frequentate sono quelle all'intersezione del crinale appenninico principale con il crinale secondario diretto verso Nord, tra monte Buio, monte Antola, monte Carmo, monte Chiappo, monte Boglelio e monte Dego, ad altitudini pari o superiori a 800 metri. Le principali segnalazioni di presenza della specie consistono in predazioni sul bestiame, ma si registrano anche segni indiretti di presenza, quali impronte ed escrementi; sono invece molto pochi i contatti diretti, sia di avvistamenti sia tramite ululati (spontanei o su stimolazione). La figura mostra gli indici di presenza della specie nelle diverse province, negli anni dal 1983 al 1992 [Meriggi et al. 1995 modificato].

Nel periodo 1987-1988 e successivamente negli anni 1990-1992, si registrano due distinte aggregazioni di individui. Il numero massimo di lupi è rilevato nell'inverno 1990-1991, tramite un censimento invernale delle tracce sulla neve, effettuato in un'area di 500 km2 comprendente le quattro province (da monte Aiona a Bocco delle Camere): viene stimata una consistenza pre-riproduttiva di 15 individui, suddivisi in un branco principale di 8, uno secondario di 4, più 3 individui solitari [Meriggi 2001]. La popolazione riproduttiva è però costituita solo da 2-3 nuclei, che non portano a termine la cucciolata tutti gli anni, soprattutto a causa delle uccisioni illegali (una coppia di lupi viene trovata uccisa dai lacci a Rezzoaglio (GE) nel 1990), ma anche in relazione alla disponibilità di prede in periodo estivo, costituite per lo più da bestiame allevato allo stato brado e in particolare da vitelli appena nati.

Proprio la disponibilità di prede sembra essere il fattore principale che determina le preferenze ambientali del lupo in quest'area appenninica, come dimostrato dagli studi sulla selezione di habitat effettuati da Meriggi et al. [1991]: nel periodo invernale e primaverile risultano infatti preferiti i cespugliati, tipico habitat del cinghiale, mentre in estate e autunno è nettamente maggiore la frequentazione dei pascoli, per le possibilità di predazione sul bestiame bovino.

Dal 1993 in poi, la presenza del lupo nella zona risulta in calo, e le segnalazioni certe diminuiscono drasticamente: tra il 1997 e il 1999 viene effettuato un progetto di monitoraggio di percorsi campione in provincia di Pavia e aree confinanti [Gnoli 2000], mediante una collaborazione tra le Guardie ecologiche volontarie della regione Lombardia e l'Università di Pavia. Nel corso del monitoraggio, che prevede di controllare, una volta per stagione, 19 percorsi campione, scelti lungo le aree di possibile passaggio del lupo, vengono riscontrate solo 25 segnalazioni di lupo (nei primi anni Novanta erano 150!), concentrate soprattutto al confine della provincia di Genova. La frequentazione in provincia di Pavia è ormai diventata occasionale e non è più presente una popolazione stabile.

Una ricerca effettuata successivamente in provincia di Genova e nelle aree confinanti, tra il 1998 e il 2003, mediante censimenti con percorsi su neve, porta al rilevamento di una popolazione di lupi ancora presente nel Parco d'Aveto e tra la val d'Aveto e la val Trebbia [Schenone et al. 2004]. Nel 1998 vengono infatti censiti 6 lupi, nel 2001 e nel 2003 risultano presenti 5 individui nelle zone di monte Penna e monte Aiona, passo del Tomarlo, monte Carmo e monte Zucchello. Negli stessi anni, in periodo di caccia (novembre) vengono trovati uccisi due lupi, uno a Santo Stefano d'Aveto, nel 1998, l'altro sul monte Zatta, nel 2000, che è stato anche decapitato. Inoltre, nell'agosto 2001 vengono ritrovati vivi tre cuccioli, di circa 2-3 mesi, colpiti da rogna sarcoptica e in stato di malnutrizione, che muoiono poco dopo. Il ritrovamento testimonia l'avvenuta riproduzione, ma il cattivo stato dei cuccioli, determinato forse dall'uccisione degli adulti o dalla scarsa disponibilità di prede in quell'anno, evidenzia ancora una volta le difficoltà della specie.
Nel complesso si può quindi affermare che l'attuale popolazione di lupi nell'Appennino pavese e nelle aree limitrofe è inferiore a quella dei primi anni Novanta ma si mantiene stabile, per quanto limitata dai frequenti atti di bracconaggio.

Nell'area appenninica la predazione sul bestiame domestico è risultata consistente, in particolare negli anni 1987-1992, con quasi 200 capi di bestiame feriti o uccisi, di cui 124 vitelli e 67 pecore. In questo periodo gli ungulati selvatici nell'area erano ancora presenti con densità basse (la presenza del capriolo risultava poco più che occasionale), e, oltre al bestiame, il lupo integrava in modo consistente la propria dieta con diverse altre categorie di alimenti, quali frutti, invertebrati e piccoli mammiferi [Meriggi et al. 1996]. Negli ultimi anni, invece (1998-2002), la marcata crescita degli ungulati selvatici, e in particolare di capriolo e cinghiale, ha permesso al lupo di aumentarne il consumo, mentre si è ridotta nettamente la presenza delle altre categorie alimentari [Schenone et al. 2004]. Peraltro, anche negli ultimi anni è continuata la predazione sul bestiame domestico, concentrata però maggiormente su pecore e capre, probabilmente perché più accessibili: dal 1996 al 2003 vengono infatti denunciati 95 capi di bestiame persi, uccisi o feriti (di cui solo 45 risarciti perché attribuiti con certezza al lupo): il 70% sono pecore, il 28% capre, e solo il 2% bovini e cavalli.

La breve storia della ricolonizzazione del lupo in Lombardia negli ultimi vent'anni mette bene in evidenza le problematiche che dovranno essere affrontate e risolte per consentire una reale ripresa della specie e il suo insediamento stabile sul territorio. Il lupo ha dimostrato infatti la capacità di colonizzare molto rapidamente il territorio, con branchi di individui anche numerosi, come accaduto in Appennino, e di adattarsi bene a zone notevolmente diverse tra loro dal punto di vista dell'habitat, della morfologia del territorio, del tipo di prede disponibili, come dimostrano i due lupi che hanno raggiunto le Alpi lombarde. È quindi probabile che già nel prossimo futuro altri individui in dispersione raggiungano le aree alpine e cerchino di insediarvisi. Ciononostante, senza la risoluzione o perlomeno la mitigazione dei conflitti con l'uomo, il reinsediamento della specie pare destinato a fallire, e a concludersi con l'uccisione o l'allontanamento dei lupi presenti. In particolare, il conflitto sembra riguardare le categorie più direttamente interessate alle possibili prede del lupo, e cioè gli allevatori e i cacciatori, rispettivamente per le predazioni sul bestiame e per la competizione nell'abbattimento degli ungulati selvatici.

Dalle esperienze descritte in Lombardia e nelle aree limitrofe, emerge quindi, innanzitutto, l'importanza di gestire le problematiche riguardanti il lupo nel modo più ampio possibile, coinvolgendo, a vari livelli, tutti gli enti interessati dalla presenza del lupo (province e stati confinanti, enti parchi, Corpo forestale, Guardie ecologiche, cacciatori, allevatori, ecc.), per favorire gli scambi di informazioni e concordare le soluzioni più corrette da attuare (il lupo non conosce i confini amministrativi!). Inoltre è necessario fin dall'inizio affrontare e approfondire tutti i possibili aspetti problematici legati alla presenza della specie, quali la programmazione di sessioni di monitoraggio, l'individuazione delle modalità di accertamento e rimborso dei danni al bestiame, l'avviamento di attività di divulgazione e informazione destinate alle categorie più "sensibili" (allevatori e cacciatori), la promozione di indagini sulla situazione dell'allevamento nelle aree di presenza del lupo, anche per individuare eventuali accorgimenti anti-predatori, il miglioramento della gestione faunistico-venatoria delle popolazioni di ungulati, e, non ultimo, l'adozione di provvedimenti per limitare il fenomeno dei cani vaganti e incustoditi.


Bibliografia

Bogliani 2004 = I Mammiferi del Parco del Ticino / Giuseppe Bogliani -- Parco Ticino : Pontececchio di Magenta : 2004

Gnoli 2000 = Una storia travagliata : studi sulle tracce del lupo nell'Appennino pavese-ligure / Claudio Gnoli = (Parchi e riserve naturali. 2000. n 5)

Meriggi et al. 1991 = Habitat use and diet in the wolf in northern Italy / Alberto Meriggi, Paola Rosa, Anna Brangi, C Matteucci = (Acta theriologica. 36 : 1991)

Meriggi et al. 1995 = Aspetti dell'ecologia del lupo in Provincia di Genova e nei territori limitrofi / Alberto Meriggi, D Montagna, Anna Brangi, E Pagnin -- Microart's : Recco: 1995

Meriggi et al. 1996 = The feeding habitus of wolves in relation to large prey availability in northern Italy / Alberto Meriggi, Anna Brangi, C Matteucci, Oreste Sacchi -- Ecography. 19 : 1996. p 287-295

Meriggi 2001 = _ / Alberto Meriggi = (Atlante dei mammiferi della Lombardia / Claudio Prigioni, Marco Cantini, Angelo Zilio : cur' -- Regione Lombardia, Università di Pavia : 2001)

Schenone et al. 2004 = Ecologia del lupo (Canis lupus) in provincia di Genova: distribuzione, consistenza, alimentazione e impatto sulla zootecnia / Laura Schenone, Claudio Aristarchi, Alberto Meriggi = Hystrix. 15 : 2004. 2. p 13-20

 

Maria Ferloni

estratto da: Monitoraggio della ricolonizzazione del lupo in Lombardia / Vittorio Vigorita, Carlini, Maria Ferloni, Alessandro Mari, Adriano Martinoli, Damiano Preatoni, Guido Tosi : cura ; "Istituto Oikos", "Università dell'Insubria" -- Regione Lombardia, Provincia di Sondrio : 2006


Il lupo nelle Quattro Province (Dove comincia l'Appennino) / redazione ; © autori -- <https://www.appennino4p.it/lupo4p.htm> : 2006.04 - 2009.02 -