Dove comincia l'Appennino

Il maggio di Marsaglia


gruppo di cantori del maggio a Marsaglia : maggio 2006 / PF Nel corso della lunga notte tra il 30 aprile e il primo maggio, davanti ad ogni casa di Marsaglia, in val Trebbia, si esegue un canto che riassume temi e funzioni di una festa di antichissime origini e vastissima diffusione: l'annuncio della venuta del maggio, l'augurio di felicità, la questua vera e propria.

Oggi, per quanto viva sia la consapevolezza dei contenuti e del ruolo della festa, la funzione magico-propiziatoria legata all'annuncio della nuova stagione e all'augurio di prosperità sfuma con l'affievolirsi dei bisogni e delle condizioni materiali connesse ad una realtà socio-economica ormai radicalmente mutata, mentre si conserva con piena vitalità la funzione di consolidamento dei legami relazionali interni alla comunità. Attorno a questa funzione-valore si è consolidata negli anni un'identità di luogo che risalta nei ricorrenti riferimenti da parte degli abitanti alla "vecchia Marsaglia", che consisteva solo di un minuscolo nucleo di vecchie case in pietra, e pochi edifici sparsi lungo la strada. In questo senso la funzione di coesione sociale della festa si traduce nella delimitazione e connotazione di un luogo.

Oggi Marsaglia, sede comunale e parrocchiale, è divenuta il centro al quale affluiscono cantori e valligiani da varie frazioni che nel passato celebravano autonomamente la festa, anche se in alcune località limitrofe il cantar maggio è tutt'oggi svolto indipendentemente dal capoluogo. La diffusa e amichevole accoglienza nei confronti dei partecipanti che affluiscono da fuori valle, e recentemente anche da Milano, non scalfisce il carattere chiuso e locale della festa che è condizione essenziale perché se ne conservi l'autenticità.

Gh'è chi Carlin di maggio con l'erba e con le foglie,
la rosa e la viola.
O sentí a tramescà: la padrona la s'è levà
[R:] bella vingo maggio...
O sentí a mov a mov: la padrona la porta j óv [R]
Mtè la scala al cascinot, trè sü j óv a vott a vott [R]
Mtè la scala alla cascina, trè sü j óv alla ventina [R]

Maggio giocondo, tu sei il più bel del mondo, maggio di primavera!
Se non volete credere che maggio l'è arrivato affacciatevi al balcone...
I prati verdeggianti per consolar gli amanti, per consolar gli amanti.
Guarda gli uccelli che van per la riviera, maggio di primavera.
Dentro questa casa se gh'è fiorì la fava ci sta una donna brava,
dentro questo giardino se gh'è fiorí la rosa ci sta la mia morosa...
La m'a fat vëd ona roba scüra, a m'a fat truvà pagüra...

Fateci del bene se ne potete fare,
non possiamo più cantare: la luna passa i monti.
Tira fora u pisadú, dà da beive ai sunadú [R]
In pace vi troviamo, in pace vi lasciamo,
vi diam la buona sera e ce ne andiamo via;
campa la ciossa con tutti i pulastrin,
crepa la volpe con tutti i suoi vulpin!

(È arrivato il maggio bello... : 1' rassegna gruppi del cantamaggio : Montereggio : 2003 -- Stelevox : Mulazzo : 2003)

gruppo di cantori del maggio a Marsaglia : 2000 circa / PF


Le radici pagane

gruppo di cantori del maggio a Marsaglia : 2000 circa / PF Nei canti che animavano la lunga e silenziosa notte contadina, vi erano certo suggestioni che il nostro tempo difficilmente può cogliere con pienezza. Le numerose affinità tra il calendimaggio (che a Marsaglia viene personificato nell'espressione "Carlin di maggio") e le anteriori feste pagane sono state in varie sedi evidenziate, come pure il ricorrente simbolismo dell'albero che a Marsaglia si esplica nei rami di maggiociondolo che accompagnano il cammino dei cantori.

Sono stati anche sottolineati gli sforzi da parte della chiesa per recuperare la vitalità collettiva espressa nei riti del maggio, dedicando il mese alla Madre di Dio ed evocando in questo modo un'altra antica figura della religiosità contadina pre-cristiana, dai molti nomi, invero per lo più forgiati dagli stessi chierici sulla base delle loro reminiscenze classiche: Diana, Epona, Maia, e così via. Tuttavia, come il carnevale, il calendimaggio è sopravvissuto alle condanne sinodali conservando una delle non così rare zone franche della coscienza contadina nel tempo calendariale fittamente scandito dalle ricorrenze religiose cristiane, rispondendo a quei mai sopiti bisogni di sacralità naturalistica che la religione dominante, subordinando natura e stagioni al Dio assoluto, non era in grado di soddisfare.


Il canto: regola e spontaneità

All'interno dell'evento festivo del Carlin di maggio, il canto polivocale costituisce il momento principale di coesione sociale per i componenti delle squadre di canto, come pure per tutti i partecipanti. Il gruppo si chiude attorno alla prima voce e tra i cantori si dispiega una densa corrente di intese che lasciano ampio spazio all'improvvisazione personale, naturalmente nel rispetto dei fondamentali equilibri tonali del canto della val Trebbia.

Ettore Losini Bani e Piercarlo Cardinali al maggio di Cicogni : 2004 / PF Nel corso della notte, e in particolare al culmine dell'affluenza, la festa tende a decentrarsi sempre di più in momenti distinti. Al margine del gruppo per così dire "ufficiale" dei cantori (e del trio piffero, fisarmonica e müsa, che vede in azione ormai da anni Ettore Losini "Bani", Attilio Rocca "Tilion" e Piercarlo Cardinali) si formano spontaneamente gruppi più ristretti che intonano canti del repertorio locale, senza per questo che il motivo conduttore del Carlin di maggio venga abbandonato. Questa struttura policentrica della festa ripropone il tipo di socializzazione dinamica e pervasiva che è del tutto estranea alla moderna festa paesana, concentrata attorno a figure di animatori o presentatori cui è affidato il compito di mantenere viva l'attenzione dei partecipanti, relegati al ruolo passivo di spettatori. La conoscenza ancora diffusa di canti e tecnica d'esecuzione consente il comporsi di relazioni inter-personali decentrate, spontanee ma armonicamente integrate attorno allo "spirito" della festa, profondamente interiorizzato. Bisogna osservare inoltre che l'azione coesiva dell'evento festivo si estende al di là del momento del suo svolgimento effettivo: l'apprendimento dei canti da parte dei più giovani costituisce un elemento di comunicazione intergenerazionale che consolida il senso di appartenenza ad una tradizione culturale distinta, nettamente stagliata sulla confusa attualità dei modelli culturali dominanti.

Sullo sfondo della sostanziale integrità di un repertorio che ancora privilegia i motivi tradizionali, come "Moretto" o "Le carrozze" (canto nuziale defunzionalizzato), nel corso della festa può accadere di sentire esecuzioni di "Fin che la barca" va nobilitate dalla versione polivocale. Questa ricettività nei confronti di motivi provenienti da radio e televisione è per altro assai limitata e appunto recuperata e rivalutata nelle forme esecutive tradizionali. Anche il trallalero ligure, che pure rientra nel repertorio dei cantori locali (una pubblicazione del 1981 a cura di R. Leydi, B. Pianta e altri definiva un po' frettolosamente la montagna piacentina come "luogo di travaso di stili musicali liguri"), sembra aver perso oggi decisamente terreno a favore dello stile peculiare della val Trebbia, dove prevale l'impostazione con linee melodiche a intervalli di terza, rispetto all'impostazione contrappuntistica del canto genovese. Non è rara tuttavia, e questo vale per ogni versante delle Quattro Province, la commistione tra queste due linee fondamentali della polifonia popolare.

basato su: Il Carlin di maggio / Paolo Ferrari
= World music magazine. 27 : luglio 1997. p 18-19


Il cielo è una coperta ricamata

Marsaglia è un villaggio della media val Trebbia, in provincia di Piacenza, a pochi chilometri dalla confluenza dell'Aveto nella Trebbia, con un nucleo originario, ancora oggi denominato Marsaglia Vecchia, composto di poche case in pietra site a monte della strada che collega la provincia di Piacenza a quella di Genova, e una parte più moderna sviluppatasi in funzione dell'importante direttrice stradale.

Tradizionalmente borgo a vocazione agricola, Marsaglia fa parte, con le circostanti frazioni, del comune di Cortebrugnatella. Grazie ad un tessuto sociale che si è conservato compatto nonostante la crisi dell'economia contadina tradizionale, non sono venute meno quelle occasioni di aggregazione che sono fondamentali per la conservazione della cultura di tradizione, e in particolar modo del canto polivocale che a Marsaglia è oggi diffusamente praticato da persone di ogni età in modalità affini a quelle riscontrabili nelle altre valli del territorio delle Quattro Province, con le quali la val Trebbia condivide anche il repertorio musicale e coreutico dell'antico oboe popolare denominato piffero. La vicinanza con il Genovesato ha poi determinato una blanda contaminazione con lo stile vocale del trallalero ligure, più diffuso nelle vicine valli del pavese e dell'alessandrino.

Frequentemente eseguiti in vari momenti conviviali, è principalmente all'interno delle osterie che avviene la trasmissione intergenerazionale degli antichi canti ed è lì che si forgiano le voci dei più giovani sull'ascolto e ad imitazione degli anziani cantori. Momento clou per il suo valore rituale e simbolico è la notte dal 30 aprile al 1' maggio, quando gruppi di cantori girano per le frazioni di Marsaglia annunciando la venuta del maggio e ricevendo in cambio offerte di uova, tra abbondanti libagioni e gran seguito di appassionati.

I cantori di Marsaglia intendono farsi portatori di un repertorio tradizionale che è proprio della val Trebbia e delle valli e province limitrofe, e che si compone di canti di varia derivazione, dai più antichi che risalgono ad epoca medioevale, a quelli che narrano le tragedie della guerra, la grande epopea dell'emigrazione verso le Americhe o semplici storie di vita e d'amore.

copertina del disco Il cielo e` una coperta ricamata

Il CD "Il cielo è una coperta ricamata" (2007) si compone dei seguenti brani:
1: Il cielo è una coperta ricamata
2: La si taglia i sui biondi capelli
3: Cosetta
4: Moretto
5: Teresina
6: La campagnola
7: Laggiù in fondo a quel boschetto
8: Armando
9: Sabato di sera
10: Strada di Mede
11: Cristoforo Colombo
12: Vorrei sapere cosa fanno le donne
13: Bambole

Prima voce: Massimo Carboni (Marsaglia); vocetta: Giovanni Bongiorni (Marsaglia); contrabbassi: Antonello Oberti (Marsaglia), Carlo Lupi (Ozzola), Ivan Piccioni (Marsaglia), Antonio Perini (Metteglia), Daniele Lupi (Ozzola); bassi: Giovanni Bongiorni (Ozzola), Gino Fraschetta (Ceci), Fabio Lupi (Ozzola), Massimo Mazzocchi (Aglio), Damiano Chiappatoli (Pieve di Montarsolo).

dal libretto del disco

 


Il maggio di Marsaglia (Dove comincia l'Appennino) / redazione ; © autori -- <https://www.appennino4p.it/marsaglia.htm> : 2004.12 - 2007.07 -
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