Dove comincia l'Appennino

La simixaa, vitigno dell'entroterra genovese

grappolo


sinonimi ; cenni storici ed origini ; descrizione ampelografica ; principali caratteri ampelografici ; caratteristiche ed attitudini colturali ; utilizzazione ; dati relativi a grappolo e acino ; prospettive ed obiettivi


La Liguria è un ambiente con importante variabilità genetica ed il ricco passato ha contribuito attraverso gli scambi commerciali ad incrementare il patrimonio varietale coltivato. Il cambiamento nelle vie di comunicazione ha favorito il mantenimento di molte specie coltivate in quasi tutte le colture agrarie (orticole, cerealicole, frutticole e viticole).

Normalmente le aziende agrarie liguri non potrebbero vivere nella specializzazione; anche per questo motivo è mancata l'esigenza di andare alla ricerca di nuove varietà conservando le risorse genetiche locali. Tale situazione è soprattutto accentuata nell'entroterra genovese, che racchiude probabilmente ancora oggi la biodiversità più elevata nell'ambito produttiva regionale.

La viticoltura non ha fatto eccezione a questi criteri colturali e, tra gli altri vitigni storici, un vitigno con inconfondibili peculiarità è quello che nella zona Golfo del Tigullio viene comunemente chiamato scimisciaa, scimixaa o simixaa [pronuncia] (çimixâ nella grafia tradizionale genovese), vitigno a rischio d'estinzione.

Per questo motivo è stata avviata un'indagine conoscitiva sul vitigno al fine di verificarne l'identità ampelografica, le attitudini colturali e le caratteristiche enologiche. Tale lavoro è stato realizzato grazie all'intervento della Comunità montana Fontanabuona e della Provincia di Genova che hanno permesso la realizzazione della presente ricerca, avviata nel 1998.


Sinonimi

Presso i viticoltori dell'entroterra ligure il vitigno è conosciuto come simixaa, scimixaa, simixaa, cimiciaa, cemixaro, cimixaro, simixaa o cimiciato. Il nome sembra derivare dalle punteggiature presenti sull'acino, che ricordano le punture di nutrizione della cimice, in dialetto detta simixa. Infatti è frequente verificare la presenza di alcune specie di rincoti (Hemiptera, fam. Pentatomide, sp. Nezara viridula L.) all'interno dei grappoli di simixaa.


Cenni storici ed origini

Nella seconda metà dell'Ottocento la coltivazione della vite nel circondario di Chiavari era molto diffusa; definirne però la superficie risulta difficile, in quanto la coltivazione tipica del periodo era promiscua e la vite solitamente maritata ad olivi, gelsi, pioppi ed altri alberi.

grappolo È documentata un'ampia piattaforma ampelografica con più di 100 varietà di uve, circa una quarantina di queste introdotte recentemente quindi non nostrane. Quanto alle varietà nostrane si rimarca come molte di esse diversificano solamente per il nome: basti ricordare l'Albarola di Lavagna ed il Temosci di Rapallo. Comunque nel solo Comune di Ne si contavano 17 vitigni nostrani a Cicagna, 21 a Moconesi, 30 a Rapallo, Santa Margherita, Portofino e Zoagli circa 60.

G.B. Arata, nel 1882, fornisce alcune indicazioni sui tipi di vitigni. Per le uve bianche è diffusissima l'Albajola di Sestri (che dovrebbe essere l'Albarola di Lavagna) soprattutto nella val di Vara sotto il nome di Trebbiano bianco, mentre è quasi sconosciuto nelle altre valli (Sturla e Lavagna), al di sopra di Carasco. Diffuso anche il Cimiciato e il Dolcetto Monferrato o d'Ovada, più rado il Callajo (Calleu) o Moretto di Firenze, comune in tutto il circondario la Vinaja o Brignona. Lungo la costa si otterrebbe "un vino squisito" dalla miscela della Sori, ed altre varietà a grappo fitto, colla Rossolana (Rosseise).

La viticoltura nei primi anni del Novecento è ancora molto diffusa nel circondario, anche se nei tratti pianeggianti la coltivazione della vite è associata a pioppi ed aceri; questa metodica di coltivazione pregiudicava la qualità dell'uva e rendeva disagevoli le operazioni di potatura e di raccolta, per l'altezza eccessiva delle viti. Tuttavia nei dintorni di Chiavari, Lavagna, Carasco, Sestri, Moneglia, lungo la riviera e nelle vallate e colline prossime ad essa si potevano vedere anche piantagioni recenti di viti a filari. Ma le viti che si mettevano a dimora erano in prevalenza viti "nostraline", cioè franche di piede.

Il vitigno simixaa è stato largamente coltivato nell'entroterra genovese fin da tempi remoti. Non sono reperibili purtroppo indicazioni scritte che possano aiutare nella determinazione di una provenienza e tanto meno del periodo. Il vitigno, come dimostrato dai dati storici, era ampiamente coltivato nel circondario di Chiavari e in special modo nella val Fontanabuona, dove anticamente, era molto diffuso con netta prevalenza sugli altri vitigni, in quando migliorava i mosti locali. Un proprietario terriero della media val Graveglia (Pontori, Ne) nei suoi "Ricordi al padrone e doveri da manenti", scritti fra il 1802 e il 1822, annota: "non ti scordar la Moscatella, Vermentino e Cimixiaro che [l'uva] la fan migliore. [...] Le vigne principali da coltivarsi in Garibaldo sono le Brazole, Rolli, uve bianche, Pignoli, uve nere, e Bessari, che ne fan molte. Ma le migliori di sapori, che però ne fan poca, sono la Moscatelle, che van coltivate a sole e non confuse colle altre vigne perché seccano".

germoglio Attualmente è presente in modo sporadico in molti vigneti situati nelle numerose località della vallata (Cicagna, Leivi, Avegno, Camposasco, Lorsica) ed è anche presente occasionalmente in val Graveglia (Campo di Né e Zerli) e nel Chiavarese. Non si esclude la presenza dello scimixaa anche in altre zone viticole del mar Tirreno, ma la sua antica coltivazione è da ricondursi all'entroterra genovese.


Descrizione ampelografica

La descrizione è stata fatta in un vigneto sito in località Cassottana (Cicagna). Il vigneto di circa 35 anni è posto su un terreno a medio impasto, sub-acido con esposizione sud-ovest. Le viti di simixaa rappresentano una popolazione del vitigno per lo più innestate su ibridi Berlandieri x Riparia; la sistemazione dei filari è su fasce, le viti allevate in controspalliera con potatura a Guyot. I dati raccolti nel periodo 1998-2004 sono stati confrontati con quelli osservati presso altri vigneti della zona ed in particolare in loc. Zerli, loc. Campo di Né e nel Comune di Leivi.


Principali caratteri ampelografici

Germoglio prima della fioritura: apice aperto, molto cotonoso, bianco con margini di un colore rosso carminio; le prime foglioline sono leggermente rivolte verso l'alto, mentre le altre (4-6 foglioline) sono distese, molto tomentose opache con sfumature ramate.

Tralcio erbaceo: portamento orizzontale o semiricadente, sezione generalmente circolare e contorni angolosi, la parte superiore dorsale dei nodi e degli internodi presenta una colorazione verde striata di rosso, mentre la parte inferiore è tendenzialmente più verde. Tale colorazione varia comunque in funzione dell'esposizione al sole, infatti, i tralci più esposti risultano più colorati. Sul tralcio sono mediamente presenti peli diritti e striscianti. I viticci sono estremamente vigorosi con elevata capacità prensile (talvolta si ancorano anche attorno al grappolo) e la loro lunghezza, al momento della fioritura è di 30-35 cm, essi presentano in media tre ramificazioni e terminano con l'apice ad uncino; sono molto elastici, resistenti, la prima diramazione parte solitamente dopo circa 18 cm.

Infiorescenza: mediamente sviluppata, di lunghezza pari a circa 20 cm. In posizione mediamente distale sul germoglio (4'-5' nodo) con livello di espressione di fertilità della gemma vicino a uno; la percentuale di allegagione riscontrata è risultata inferiore al 50%.

gemma Foglia adulta: tendenzialmente medio-grande, lunghezza di circa 16 cm, pentagonale, pentalobata ed in alcuni casi trilobata. Solitamente nella parte mediana del tralcio dominano le foglie pentalobate, in alcune viti si riscontrano foglie trilobate e sono tipiche delle piante meno vigorose. Seno peziolare aperto a lira o a U con presenza occasionale di un dente; seni laterali superiori a lira con lobi leggermente sovrapposti, gli inferiori sono a U generalmente non sovrapposti ed in alcuni casi con dente. Il lembo fogliare ha una colorazione verde medio-scuro ed una forte tomentosità soprattutto nella pagina inferiore ma presente anche su quella superiore. Nel complesso la foglia risulta essere vellutata e le nervature principali presentano alla base (primi 2-3 cm) una evidente colorazione rosso violacea. Il lembo presenta una leggera depressione ed una ondulazione generalizzata, con una leggera bollosità; profilo della foglia contorto-revoluto. Denti abbastanza regolari, la loro larghezza è di circa 1,6 cm mentre la loro lunghezza è mediamente 1,4 cm; i margini sono di tipo misto anche se prevalgono i denti a lati convessi. Il picciolo presenta in media una lunghezza di 14 cm, con una colorazione verde striato di rosso.

Grappolo a maturità: nell'ambito dei rilievi eseguiti si sono riscontrati due tipologie di grappoli: uno medio grosso e uno medio (370 e 230 g): tra di essi la differenza è riconducibile soprattutto al peso medio dell'acino (2,4-2,8 e 1,9-2,2 g). Il grappolo più grande risulta conico allungato, con ala talvolta lungamente peduncolata, da spargolo a mediamente compatto, peduncolo lungo circa 6,4 cm con lignificazione medio-forte. I grappoli di grandezza inferiore sono invece tendenzialmente a forma piramidale con ala più ridotta, più compatti e acini tondeggianti.

Acino: generalmente rotondo o ellissoidale, di colore giallo-verde che diventa dorato al sole. Presenza di punteggiature color ruggine che sono maggiori nei grappoli meglio esposti.

Vinaccioli: presenti in numero medio di due (con lunghezza media di 7,1 mm e larghezza di 4 mm).

Fenologia: epoca di germogliamento media, fioritura, invaiatura e maturità fisiologica dell'acino medio-tardiva; classe 3.


Caratteristiche ed attitudini colturali

Pianta notevolmente vigorosa, come dimostrato anche dalle femminelle che possono raggiungere la lunghezza di 1,5 metri. Ottima capacità di ancoraggio a tutori diversi attraverso i cirri prensili. Vitigno che si presta a forme di allevamento espanse anche su tutori vivi (olivo) o su zone rocciose. Ben si adatta a condizioni pedologiche difficili e con presenza di scheletro nel terreno; se ne sconsiglia la coltivazione nelle zone fertili ed umide.

La fertilità del germoglio è al 4'-5' nodo con una media di 1-1,5 grappoli/germoglio. La produzione risulta abbastanza regolare con scarso apporto di uva di seconda fioritura che difficilmente riesce a  maturare.

La produttività è media e nel caso specifico si è osservata una certa irregolarità; per tali caratteristiche si consigliano potature medio-lunghe. Normalmente fino all'epoca dell'invaiatura il grappolo si presenta in buone condizioni: successivamente può essere affetto da alcune anonalie: scottature, imbrigliamento da parte dei viticci che lo scompongono e lo attorcigliano con conseguenze sulla crescita regolare degli acini, sintesi parzialmente compromessa, difficoltà vendemmiali. Il grappolo compatto e la buccia sottile possono predisporre lo sviluppo di botrite soprattutto a seguito di punture di vespe o altre ferite.

Verso la peronospora offre una minor tolleranza paragonato alla Bianchetta genovese, mentre si dimostra meno sensibile all'oidio; queste rappresentano caratteristiche tipiche dei vitigni di ambienti mediterranei ed isolani. La gradazione zuccherina e l'acidità sono normalmente superiori ai vitigni localmente coltivati quali Vermentino e Bianchetta genovese.


Utilizzazione

Le testimonianze storiche e le recenti esperienze di vinificazione conducono alle seguenti conclusioni. È opportuno attendere una maturazione completa con una vendemmia medio-tardiva al fine di conseguire interessanti valori nei mosti e quindi nei vini relativi. A partire dal 1999 sono stati eseguiti quattro anni di microvinificazioni per l'ottenimento di vini bianchi secchi. Si tratta di un'interessante riscoperta per l'enologia ligure; vino bianco paglierino con riflessi verdognoli, è sapido, di buona persistenza, fresco (per sensibile acidità) e buona sensazione finale.

Probabilmente l'utilizzo migliore di queste uve, come anche storicamente documentato, è attraverso l'appassimento; pertanto durante le vendemmie 2001, 2002 e 2003 si sono realizzate anche queste esperienze.

Le uve di simixaa possono inoltre contribuire al miglioramento di altri vitigni tipici del territorio quali Vermentino, Bianchetta genovese ed Albarola di Lavagna. Questo ricorda l'attività storica del buon uso dei vitigni con caratteristiche complementari per l'ottenimento di vini pregiati.


Dati relativi a grappolo e acino

viticci

Analisi meccanica del grappolo

peso medio grappolo: g 300
peso medio acino: g 2,4-2,8
lunghezza acino: mm 15,50
larghezza acino: mm 14,90
lunghezza media pedicello: mm 5,3
lunghezza media vinacciolo: mm 6,8-7,3
peso medio vinacciolo secco: mg 25,3


Composizione grappolo

acini: 94%
graspo: 6%


Composizione dell'acino

polpa e mosto: 79%
bucce: 15%
vinaccioli: 6%

resa in mosto: 73%


Prospettive ed obiettivi

Nel corso del 2003 il vitigno simixaa, grazie alla presente ricerca, è stato iscritto al Registro nazionale delle Varietà di vite (G.U. n. 241 del 16 ottobre 2003). Si è inoltre continuata l'attività di identificazione ed isolamento di biotipi nell'ambito della sua popolazione e sono state messe a dimora alcuni presunti biotipi in tre vigneti al fine di verificarne il comportamento in ambienti differenti.

Il vitigno simixaa, sicuramente molto legato all'ambiente del Genovesato, può valorizzare appieno il rapporto vitigno-ambiente e fornire una originale prospettiva economica per l'agricoltura locale.

Lorenzo Corino (Istituto sperimentale per la viticoltura: Asti)
Silvia Dellepiane (Cantina Çimixâ cooperativa tra viticoltori: San Colombano Certenoli)
con la collaborazione di Gian Carlo Stellini (Provincia di Genova. Ufficio Agricoltura)


La simixaa, vitigno dell'entroterra genovese = (Dove comincia l'Appennino) / redazione ; © autori -- <https://www.appennino4p.it/simixaa.htm> : 2007.04 -