contatti: redazione@appennino4p.it | chi fa questo sito diritti d'autore |
English ;
Deutsch ;
Nederlands ;
Français ;
Occitan ;
Català ;
Castellano ;
Sardu ;
Ticinees ;
Bulgnais ;
Română
dialetto di
Voghera,
Massinigo,
Menconico,
Artana,
Daglio,
Carsi
L'Appennino, la catena montuosa che percorre come un'ossatura tutta l'Italia peninsulare, ha inizio all'altezza del passo del Turchino, fra Genova Voltri e Alessandria. Qualcuno ipotizza che il nome Appennino discenda da Pen, dio ligure dei boschi e delle montagne, dal quale sarebbero derivati anche i nomi di monti come Penna e Pénice. Queste pagine sono dedicate al primo tratto settentrionale dell'Appennino, un gruppo di montagne e valli divise, dal punto di vista amministrativo, in ben quattro province di quattro regioni diverse: Genova (Liguria), Alessandria (Piemonte), Pavia (Lombardia) e Piacenza (Emilia-Romagna). Culturalmente, però, si tratta di un'area omogenea, dove per secoli la gente ha vissuto in modi simili (coltivando cereali, patate e castagne, allevando capre e mucche, costruendo villaggi di impianto caratteristico, ecc.) e si è conosciuta e sposata più facilmente a cavallo tra le alte valli che fra queste e le corrispondenti zone di pianura. Questa unità è testimoniata soprattutto nella musica tradizionale popolare, che perciò è stata definita delle Quattro Province: espressione che ci sembra la più adatta a denotare l'area di cui parliamo.
Una terra di pontiSi sa che l'immaginario popolare associa usualmente l'edificazione di un ponte all'intervento disturbante del diavolo, ed è facile capirne la ragione: i ponti uniscono, il diavolo è "colui che divide". [...] Nella cultura popolare più folletto disturbante che incarnazione del male assoluto, il diavolo insinua, con il suo operare negativo, l'immagine della contraddizione insita in ogni azione volta ad unire, a valicare, a guadare. In fondo, la sua disperata opposizione alla creazione di contatti, nessi, comunicazioni, reca in sé un germe di valore: la difesa di identità e specificità, però scaduta nel malinteso di una chiusura all'altro, di un rifiuto assoluto e sterile. Se il ponte gobbo di Bobbio, che unisce le rive opposte della Trebbia, mi ha suggerito queste considerazioni, è perché in queste valli, che siamo oramai usi definire "delle Quattro Province", si palesa in pienezza la complessità dei molteplici e contraddittori temi di unione e conflitto, chiusura e scambio, apertura e isolamento. Valli percorse da tracciati millenari, vie marenche e vie del sale, per frantumi di ghiaie e correnti di acque, oppure tra le balze delle creste, d'azzurro e verde, specchiati a nord in nebbie di pianura o a sud nel bagliore diafano di un lembo di mare. Valli un tempo di antiche solidarietà, consuetudini comunitarie, ampiezza di pascoli, ricchezza d'acque. Ma anche di chiostre remote e greppi ardui, di esistenze consumate su orizzonti sempre uguali, di rivalità antiche e sanguigne. Valli oggi fatte sovente impenetrabili di selva, borghi in rovina avvinti da un trionfo di vegetazione, chiusi in cupezza d'abbandono. Paolo Ferrari Magà
|
Dove comincia l'Appennino : note
culturali e naturalistiche sul territorio delle Quattro Province / redazione ; © autori --
precedenti indirizzi: