In questo elenco sono inclusi tutti i suonatori di cui si abbia notizia che abbiano eseguito in pubblico e sul territorio il repertorio tradizionale delle Quattro Province con piffero, musa, piva (se entro la sponda sinistra del Nure), fisarmonica e in qualche caso clarinetto. Sono elencati, per quanto possibile, in ordine cronologico di nascita. Per individuare nomi, soprannomi e località si consiglia di utilizzare la funzione "trova" del proprio browser (attenzione agli accenti e agli altri segni diacritici).
Suonatore di "musa" (piva?) nel Seicento, probabilmente di Fallarosa (valle Scrivia):
le Filze criminali del castello di Torriglia del 1661 riportano che suonava
in un'osteria del vicino paese di Marzano. [CC, MC]
Suonatore di "musa" (piva?) di Scoffera (valle Scrivia-Bisagno) nel Settecento. Le Filze criminali del castello di Torriglia del 1750 riportano che, durante un pranzo di festa alla nota osteria del Maffone alla Scoffera, "Giovannettino Biggio andava ballando al suono della musa che suonava Agostino figlio di Maffone [il padrone] con Angela Tassorello". [MC, CC]
Suonatore di musette (piva, o meno probabilmente musa o piffero),
a quanto riportato da Villemarest l'unico
attivo a Bobbio all'inizio dell'Ottocento, che perciò "paesani e osti
... tendevano ad accaparrarsi". Olmi lo identifica con quello citato negli atti
del processo di beatificazione del vescovo Gianelli dalla testimone Clara Bertacchi:
durante le visite pastorali di Gianelli fra il 1838 e il 1846, in un clima di recupero
dei valori cattolici che erano declinati nell'epoca napoleonica, "si convertirono
molti peccatori; tra questi vi fu uno di circa ottant'anni, il quale dopo la
prima comunione non ne aveva mai più fatte: la sua conversione fu così
sincera che, essendo di professione suonatore e tutti chiamandolo a suonare
in occasione di festini e balli, egli, per non essere più nell'occasione
di concorrere a facilitare questi divertimenti pericolosi, consegnò tutti gli
strumenti al Vescovo ed io stessa ho veduto distruggerli e bruciarli nel
cortile del Seminario".
Suonatore che, a quanto riportato da Ernesto Sala, avrebbe arrangiato e introdotto nel repertorio dei brani, sebbene in misura meno importante rispetto al Draghino. Non è chiaro se "Santo Sezre", come lo cita Ernesto, sia un soprannome, ma la presenza a Bobbio e Pecorara del cognome Santo fa ipotizzare che si tratti del bobbiese citato sopra.
Suonatore, probabilmente di Bertone o Strassera o Barchi (val Trebbia), che animava una festa da ballo a Strassera il 10 agosto 1835 in coppia con il figlio Giacomo. [CG, FP]
Celebre pifferaio di Suzzi (val Boreca), che pare si incontrasse con un suonatore di Bogli; suonava tra l'altro a Connio di Carrega. Avrebbe arrangiato e introdotto nel repertorio molti brani, in particolare monferrine, come riportato da Ernesto Sala. Avrebbe avuto problemi di giustizia e sarebbe stato imprigionato a Bobbio, come ricordato nella nota ballata; successivamente esiliato a Milano, dove aveva contatti con altri suonatori, vi sarebbe forse morto durante le Cinque Giornate. Sulla sua personalità poco incline al lavoro e la sua vita avventurosa si raccontano numerosi aneddoti.
Suonatore di piva emiliana vissuto tra Varsi (PR) e Groppallo (val Nure). I membri della famiglia, originaria della val Ceno, lavoravano come fornaciai per la produzione di calce e si trasferirono in val Nure seguendo i lavori di costruzioni stradali. Antonio visse suonando e viaggiando, arrivando perfino in Svezia. Al suo funerale, come pare fosse usanza, suonò la piva suo figlio Raffaele, fornaciaio e suonatore come il fratello Giacomo, dal che si diceva che fosse stato "sepolto con la piva"; i nipoti Bonfiglio e Benvenuto furono fornaciai e fisarmonicisti. Il soprannome (peraltro diffuso fra i suonatori) venne trasmesso a tutti i componenti della famiglia, che dal Dopoguerra a Groppallo gestisce un laboratorio di falegnameria, il che ha dato vita alla leggenda che fossero anche costruttori di pive. È probabilmente il suonatore raffigurato in diversi quadri di feste campestri dell'epoca realizzati da Stefano Bruzzi. [BG, LM]
Importante suonatore di musa di Dova superiore (val Borbera),
nonno di Antonio. Si racconta che un martedì grasso,
tornando da Vallenzona dove aveva suonato fino a mezzanotte,
a San Fermo pestando la neve ghiacciata si fece sentire dai lupi; riparato
su un ciliegio, li allontanò suonando e arrivò in paese
suonando ancora, scandalizzando la gente poiché ormai
era cominciata la quaresima. [CG, FP]
Suonatore di musa o piva di Torriglia (val Trebbia). Arsüa significa "arsura" e potrebbe essere appellativo scherzoso per un buon bevitore; indica anche un'infiammazione del labbro. Nel diario di don Giovanni Carraro (1876-1947) è riportato che lavorò come monatto durante l'epidemia di colera (1835-1837), e che "era un uomo di fibra e coraggio indomito, suonator di Piva e ottavino, reduce delle battaglie di Indipendenza del '48, morì vecchio, povero senza prole e troppo tardi gli concessero un misero sussidio". L'ottavino era appunto diffuso negli eserciti per suonare marce, che potrebbero essere poi entrate nel repertorio locale. [MC]
Suonatore ottocentesco, citato insieme a Draghin e altri in una memoria di don Giovanni Carraro di Torriglia. [MC]
Suonatore ottocentesco, citato insieme al Draghin e altri in una memoria di don Giovanni Carraro di Torriglia. Potrebbe altresì trattarsi del Luciano "Ciaŋŋa" (1905 circa-_) fisarmonicista di Bavastrelli. [MC]
Suonatore, probabilmente di Bertone o Strassera o Barchi (val Trebbia), che animava una festa da ballo a Strassera il 10 agosto 1835 in coppia con il padre Lorenzo. [CG, FP]
Suonatore, forse di musa, di Frinti (val Brugneto), paese ora sommerso dal lago artificiale del Brugneto, dove si trovava un'osteria importante punto di passaggio e ritrovo. È ricordato soprattutto con il primo soprannome, che significa "beccapiselli" e allude alla sua fama di perdigiorno; è stato usato per riferirsi anche al suo compagno e forse compaesano pifferaio. I due sono ricordati verso il 1880 animare le feste di Sbarbari in alta val d'Aveto. Potrebbe essere stato il rivale di Propata del Draghin che si dice da lui ucciso, o un suo allievo, e forse maestro di Lorenzo Bava. [SV, SS, CG, VF]
Suonatore di musa ottocentesco di Carrega Ligure (val Borbera), la cui abitazione è ancora chiamata a Ca' de Müza.
Proprietario e probabilmente costruttore e suonatore di pifferi e muse a Càlvari (val Fontanabuona). Mugnaio e artigiano. Aveva parenti a Cicagna, dove può aver incontrato il Draghin e forse, negli ultimi tre anni di vita, il "Grixu" che stava cominciando a sua volta a costruire.
Importante pifferaio di Piancereto (val Borbera), padre di Giovanni. I suoi compaesani erano noti per la loro propensione a compagnie, balli, gioco della morra e risse, ed egli non faceva eccezione, essendo più portato agli espedienti che al lavoro contadino. Sposò nel 1856 la 20enne Maria Solari di Dova superiore, e più tardi una Musante di Bavastri: avrebbe imparato l'arte sui monti genovesi, dove si recava spesso a suonare; era infatti ricordato a Vallenzona, ad Alpe di Vobbia e sul monte Antola alla festa di San Pietro. Suo compagno potrebbe essere stato il musista Giuseppe Maggiolo; negli ultimi anni suonò anche accompagnato dalla fisarmonica, con cui è ricordato a un matrimonio a Cosola. Avrebbe ereditato la Chiave dal Draghin (si racconta che il passaggio avvenne in una risaia del Vercellese) o dal Pittapuexi e l'avrebbe trasmessa al Brigiottu. Poco prima che morisse, al suo capezzale sarebbe venuto a suonare Jacmon.
Suonatore di musa o di piffero di Daglio (val Borbera),
probabilmente compagno di Pietro Asborno. Nell'archivio
parrocchiale è censito come "suonatore" di professione. [FP]
Pifferaio di Caffarena (val Brugneto), dove gestiva un'osteria con negozio davanti alla fontana al centro del paese (casa con nicchia di san Rocco). Anche il figlio (1886-1970?, forse anch'egli pifferaio) e i nipoti ebbero il nome di Giuseppe, tradizionale nella famiglia dei "Pinolli". Si sposò due volte, la prima con una donna di Suzzi, paese dove è probabile abbia frequentato il Draghin. Probabilmente fu accompagnato dal fisarmonicista "Culin" e in precedenza da un musista, plausibilmente u Frintin. A Caffarena viene riferito a lui il classico racconto dell'incontro con i lupi, che avrebbe allontanato suonando da sopra un albero, per poi tornare in paese continuando a suonare. [CG]
Suonatore di piva di Pertuso (val Nure); due pive complete e parte di una terza a lui appartenute sono conservate al Museo Guatelli di Ozzano Taro. Nello stesso paese suonarono la piva nell'Ottocento anche i fratelli Bisi. [BG]
Importante suonatore di musa, nato e vissuto a Caldirola (val Curone). Oltre a fare il contadino, nella stagione invernale era chiamato a suonare in molti paesi, Liguria compresa, con il compagno Paolo Pelle "Brigiottu". Dopo la morte di questi (1903) suonò anche con Jacmon, che accompagnava anche al momento del suo storico incontro con il fisarmonicista Giolo; in precedenza potrebbe aver suonato anche col Piansereju; probabilmente quindi ebbe un ruolo importante nella trasmissione del repertorio da piffero. [CG, FP, RF]
Suonatore di musa che, a quanto riportato da Ernesto Sala, avrebbe contribuito all'incontro e alla trasmissione della tradizione fra il Piansereju a Jacmon: questo ruolo fu di fatto quello del Creidöra, mentre a Pareto di Fabbrica fu attivo più tardi il pifferaio Pasquale Sala.
Suonatore di piva di Bettola (val Nure).
Pifferaio e forse musista di Magioncalda (val Borbera). Il suo compagno preferito
era un suonatore di Daglio, probabilmente coincidente con
Giuseppe Borghello; suonò occasionalmente anche con Angelo Spinetta,
di cui era forse parente. La moglie morì di parto e lui rimase con tre figlie piccole.
Soffriva di soffio al cuore e gli era stato sconsigliato di suonare, ma la sua passione
prevaleva; morì di una broncopolmonite, presa dopo aver suonato per carnevale
nel vicino paese di Agneto. La prima delle figlie ancora in tarda età ricordava
la ballata del Draghin e le suonate, sia nella parte del piffero che in quella della musa,
e le eseguiva con un pettinino e la voce. [FP, AC]
Pifferaio di Lainà di Pànnesi (alta Fontanabuona); è rimasto proverbiale in paese per indicare i tempi passati. Essendo il paese sulla strada fra Recco, Uscio e le Capanne di Carrega, è probabile che abbia conosciuto il Brigiotto e colleghi. [CG]
Pifferaio e musista di Chiappa di Montoggio (valle Scrivia). Era solito partecipare a battute di caccia raggiungendo a piedi la zona di Cosola (val Borbera), Bogli e Belnome (val Boreca), dove può facilmente aver conosciuto altri suonatori. Dei suoi cinque figli, tre erano apprezzati fisarmonicisti e uno bravissimo ballerino, ma nessuno si dedicò agli strumenti del padre. Percependo che nella sua zona la tradizione si stava estinguendo, avrebbe voluto essere seppellito insieme al suo piffero: ma i parenti non lo assecondarono, e lo strumento fu ritrovato a fine secolo da Claudio Cacco. [CC, EM]
Pifferaio e suonatore di musa di Cegni (valle Staffora), contadino, padre di Virginio e nonno di Ernesto Sala, entrambi soprannominati "Plon", nonché zio di Giacomo "Jacmon". Era anche un guaritore popolare (medicone o sgnon) rivolto specialmente alla suggestione psicologica, come testimoniato sul libro "Int u segnu" di Citelli et al.
Suonatore di musa nativo di Varzi e trasferitosi a Pregola (valle Staffora), padre di Antonio, Fiorentino e Luigi. Il soprannome si riferisce allo smercio di aglio, una tra le varie attività di cui si occupava [CG, FP].
Suonatore di musa di Casalbusone (val Borbera), compagno del
pifferaio Piscajelu.
Stimato suonatore di piva dei Chiappelli, piccolo nucleo abitato presso Mezzano Scotti (val Dorba), cugino di Giovanni Marchesi. Suonava sia da solista che, all'occasione, in coppia con il piffero di Fiurentin, frequentando i territori di Bobbio, Cicogni, Zavattarello e Menconico. È ricordato eseguire attorno al 1915 sia il repertorio antico ("gighe") che il "liscio da piffero". [EL, LM]
Importante pifferaio di Gregassi (val Curone), padre di Giovanni; accompagnato con la musa da Carlo Musso "Carlaja", poi anche con la fisarmonica da Tavien. Affermava spesso di aver suonato "in mezza luna", cioè quasi dovunque: è ricordato tra l'altro al Connio di Carrega e al carnevale di Cusinasco nella bassa val Curone , e frequentava Cicagna, probabilmente per acquistare i pifferi dal Grixu; avrebbe anche partecipato, come Jacmon e Carlaja, ai festeggiamenti per le nozze del principe Umberto di Savoia a Roma. Di bassa statura e pesante oltre 100 chili, la sua figura contrastava in modo caratteristico con quella del compagno, al contrario magro e alto (fattezze che corrispondono a quelle dei suonatori nel quadro "Speranze deluse" di Pellizza). Fu maestro di diversi pifferai tra i quali probabilmente Jacmon. [FP]
Suonatore di piva degli Altarelli presso Mezzano Scotti (val Dorba), cugino di Luigi Magistrati del quale utilizzava la stessa piva. Ereditò il soprannome dal padre. Sebbene anche la sua attività fosse ben nota, pare non raggiungesse il livello di apprezzamento del cugino, tanto che nella zona rimase in uso l'espressione "sei stonato come la piva di Tugnarel!". [EL, LM]
Notissimo pifferaio di Bruggi (val Curone). Compagno di Giovanni Raffo "Creidöra", con il quale si recava regolarmente a suonare fino in Liguria: ancora oggi in Fontanabuona i pifferai sono detti brigiotti. Visse a Bruggi facendo il contadino, si sposò con una compaesana ed ebbe diverse figlie. Morì "di un'indigestione" appena dopo essere tornato a casa da una festa a Negruzzo. [CG, FP]
Suonatore di musa di Cegni (valle Staffora), contadino. Compagno di Damiano Figiacone (anche in trio con il fisarmonicista Angelo Mottini "Giolo") e di Giacomo Sala "Jacmon": con quest'ultimo si esibì a Tortona nel 1932 per il presepe vivente di Don Orione. Altrove è indicato come Carlo Sala, ma le ricerche presso famiglie e archivi di Cegni hanno mostrato che tale nome è inesatto.
Suonatore di musa di una frazione oggi disabitata (Casellina?) presso Cabella Ligure (val Borbera); si stabilì a Cantalupo, sulla via principale dove era anche la bottega dei Cogo che certamente gli fornì lo strumento. Si recava a suonare anche in altri paesi. [DC, FP]
Pifferaio di Artana (val Boreca), attivo nei paesi vicini fra cui Belnome, ma anche fino a Pentema dove, arrivando a piedi in paese, due signore gli dissero che "ve spécia ciü che Cristu". Sposò una donna del Genovese. Il suo piffero fu poi utilizzato da Andrea Zanotti. [CG]
Proprietario e forse suonatore di un piffero probabilmente realizzato a Cantalupo, del rione Ca' d' Michè (zona della pieve) di Fabbrica Curone. Era fra l'altro riparatore di orologi da campanile. Un bisnipote ha rinvenuto lo strumento e lo ha fatto restaurare da Bani e suonare da Fabrizio Ferrari. [CG, PR]
Suonatore di piva emiliana di Pradovera (val Perino). Falegname e carpentiere. Animò balli e frequentava anche Mareto dove furono attivi altri due suonatori di piva; il figlio Luigi suonò invece la fisarmonica. È documentato in "La piva dal carner", n.s., 2: luglio 2013. [BG, LM]
Suonatore di musa di Piuzzo (val Borbera).
Suonatore di piva di Mareto (val Nure), fratello di Luigi, forse allievo di Ciocalapiva.
Pifferaio di Lunassi (val Curone); suo figlio fu poi un fisarmonicista.
Suonatore di musa di Valdato (val Curone).
Suonatore di musa di Fontanachiusa (val Borbera), della famiglia dei "Bülli"
(meno probabile che il cognome fosse Fagliano o Bozzini). Attivo localmente, si accompagnò con Pietro Asborno e con il fratello "Büllétto". Si costruiva lui stesso lo strumento con la pelle delle capre da lui allevate, anche sul momento per singole occasioni in cui era chiamato a suonare. Incline alle compagnie festose, durante una lite staccò il bordone della musa e lo usò come bastone. [FP, CG]
Pifferaio di Fontanachiusa (val Borbera), attivo localmente in coppia col fratello Angelo.
Di Uscio (val Recco), possedeva e forse suonava un piffero costruito da Niccolò Bacigalupo nella vicina Cicagna, dotato di un portabocchette in zinco. Suo figlio Giuseppe "Giò" lo dava poi da suonare ai grandi pifferai della montagna quando venivano ad animare le feste del paese.
Suonatore di musa di Testana (val Fontanabuona)
nella prima metà del Novecento. A Testana si teneva una festa nel bosco,
alla quale il suonatore avrebbe potuto partecipare. [RP]
Pifferaio di Ozzola (val Trebbia), accompagnato alla musa da
Giovanni Stombellini; suonava un piffero costruito
da quest'ultimo.
Pifferaio di Cegni (valle Staffora); il fratello di suo padre era il pifferaio e musista Francesco.
Di grandissima importanza sia per la maestria che per la trasmissione del repertorio.
Sposò una donna di Bruggi e apprese l'arte dai suonatori dell'alta val Curone quali
Brigiotto, Lentu e Carlon; avrebbe anche suonato al capezzale del
Piansereju. Tutti i testimoni ricordano il suo stile professionale e
carismatico, consapevole del suo ruolo di suonatore. Seppe rinnovare il
repertorio, sia adattandovi motivi americani e canti di guerra, che
suonando regolarmente in coppia con una fisarmonica — dapprima quella di Giolo,
che avrebbe incontrato un giorno per caso nei pressi di Cosola.
Tra i compagni suonatori di musa si ricordano Carlo Sala "Pillo" e Carlo Musso
"Pragaja", con il quale si esibì a Roma nel gennaio 1930 in occasione
delle nozze del principe Umberto con Maria José; tra i compagni
fisarmonicisti, soprattutto Severino Tamburelli "Siveron" e Domenico Brignoli
"Baciunein". Morì 9 giorni prima della nascita del futuro erede Stefano Valla.
Importante suonatore di musa di Pradaglia (val Curone), compagno di Carlo Agosti "Carlon" e di Giacomo Sala "Jacmon": con quest'ultimo si esibì a Roma alle nozze del principe Umberto. Fu probabilmente l'ultimo suonatore di musa, essendo stato attivo almeno occasionalmente fino ai primi anni Cinquanta. Si narra che fosse un buon bevitore, e un giorno che rientrò tardi la moglie non volesse aprirgli la porta di casa: allora, attiratala fuori con il rumore di un grosso ceppo gettato giù per le scale, si infilò nella soglia e la chiuse fuori a sua volta.
Suonatore di musa di Cegni (valle Staffora), figlio di Francesco, cugino di Giacomo e padre di Ernesto; morì giovane a causa di una broncopolmonite. Il soprannome potrebbe verificare "pancione".
Fisarmonicista di Pej (val Boreca), probabilmente il primo ad accompagnare regolarmente il piffero con la fisarmonica anziché con la musa, cosa che sarebbe avvenuta a Samboneto, forse in coppia con Ciccun di Bogli; secondo qualcuno l'esperimento sarebbe stato fatto anche con Jacmon, incontrato per caso una mattina a Capanne di Cosola. Il compagno abituale di Giolo fu poi Damiano Figiacone. Fu colto dalla morte in un bosco vicino al paese, dove si era recato a raccogliere legna.
Suonatore di musa di Pregola (val Staffora) come il padre Giuseppe, fratello di Luigi e di Fiorentino. Emigrò in America.
Costruttore di pifferi e suonatore di musa di Bazzini di Ozzola (val Trebbia); come suonatore ha accompagnato il compaesano Nicola Bongiorni.
Stimato pifferaio di Cosola (val Borbera), accompagnato con la musa da Carlo Buscaglia "Pillo" e con la fisarmonica da Domenico Brignoli "Baciunein" e poi Angelo Mottini "Giolo", occasionalmente da Luciano Burrone e Mario Negro. Mantenne vivo l'uso del piffero a Cosola, in particolare in occasione dei carnevali, in anni nei quali questo sembrava passare di moda; suonò fra l'altro a Varni e a Cegni, dove qualcuno lo considerò un degno rivale di Giacomo Sala.
Noto pifferaio di Pregola poi trasferito al paese della moglie, la piccola frazione oggi abbandonata di Sotto il Groppo (valle Staffora). Figlio di Giuseppe, da cui gli deriva il soprannome, e fratello di Antonio e Luigi. È ricordato per il carattere istrionico e burlone. Fu compagno di Pietro Abeli, di Severino Malaspina, di Giovanni Frattini "u Sunein", di Emilio Rossi e di Bartolomeo Rettani. Suonò molto, anche fino a Pradovera e alla val Nure. Un giorno, andato a suonare a Cegni a piedi, si accorse che nel tragitto innevato aveva perso la campana del piffero: alcuni giovani di Cegni allora partirono alla sua ricerca e gliela ritrovarono; un episodio molto simile è raccontato a Costiere.
Pifferaio di Pregola (valle Staffora), figlio di Giuseppe e fratello di Fiorentino e Antonio. Da giovane era stimato e suonò sia in coppia con la musa di Antonio che con gli stessi fisarmonicisti di Fiorentino, ma dovette poi ridurre l'attività a causa dell'asma. Da anziano animò due presepi viventi a Tortona in coppia con Fiorentino alla musa. Il suo piffero fu in seguito suonato da Daniele Ferrari.
Pifferaio di Fabbrica Curone, attivo localmente.
Fisarmonicista di Valgrana di Bobbio (val Trebbia), compagno di Fiorentino Azzaretti. Fu attivo nella zona dai primi anni del Novecento al 1940.
Suonatore di piva di Mareto (val Nure), fratello di Domenico, da cui ha appreso l'arte da bambino pascolando il bestiame sul vicino monte Aserei, e di cui ha usato lo stesso strumento. Dalla moglie Candida Segalini ebbe cinque figli. Contadino, da giovane si spostava d'inverno a prestare la sua opera in campi e risaie lombardi; era inoltre un esperto raccoglitore di funghi e ha costruito egli stesso molte case del paese. Ha accompagnato matrimoni, danze e cerimonie natalizie del paese, e fu l'ultimo a suonare la piva nelle valli piacentine, fino a poco prima di morire. Possedeva anche una fisarmonica piccola, e talvolta suonava accompagnato da un fisarmonicista.
Suonatore di piva di Cogno San Savino (val Nure), attivo negli anni Venti e Trenta.
Fisarmonicista di Àlbora (val Brugneto). Da un uomo che aveva perso una gamba acquistò una delle prime fisarmoniche in zona, a bottoni, costruita a San Giovanni in Croce (CR), e in seguito ne utilizzò altre anche di Stradella. Suonò sia da solista che probabilmente con il pifferaio Giuseppe Fraguglia "Pinolu", sia in val Brugneto che sull'Antola e in alta val Borbera, dove facilmente conobbe il Piansereju. Visse sempre in paese ed ebbe otto figli, mantenuti anche grazie alla sua attività di suonatore; tra di loro Alfredo (1909-_) fu anch'egli valido fisarmonicista, solista e accompagnatore di sassofono, attivo a Milano, mentre Dario continuò ad accompagnare feste locali con stile più tradizionale. A casa di Culin e Alfredo, "la Casa del liscio", vennero ad imparare la tecnica numerosi suonatori successivi, tra cui l'oste di Propata Antonio Paolo Muzio "Paulin" (1910-1989) e suo padre. Morì per un'appendicite mal curata. [CG]
Pifferaio di Piancereto (val Borbera), figlio del celebre Luensin, attivo occasionalmente. Emigrò in America, probabilmente prima negli USA (un abitante col suo nome insieme ad altri valligiani arriva al porto di New York il 13 aprile 1903, celibe e alfabeta, per raggiungere inizialmente il cugino ?Biglieri Luigi a Broadway e quindi San Francisco) e poi in Argentina, dove probabilmente portò con sé il piffero del padre. I figli Lorenzo Romeo (1903-1982) e Amedeo (1905-1977) vissero di nuovo in val Borbera. [FP, AA, SV]
Pifferaio di Vigoponzo (val Borbera), attivo localmente, compagno di Andrea Marchesotti.
Pifferaio e costruttore di pifferi di Cosola (val Borbera). Di temperamento estroso, molto abile nel mestiere di ciabattino, nella costruzione di gabbie e in altri lavori. Compagno di Domenico Coggiola "Mengu". Come lui emigrò a Buenos Aires, dove portò degli strumenti e continuò l'attività di costruzione.
Fisarmonicista di Vallechiara di Menconico (valle Staffora), poi trasferito a Voghera, padre di Giacinto. Emigrato in America, vi imparò molte canzoncine, che potrebbe aver poi trasmesso a Jacmon o a Giolitti. Era però restio a insegnarle a Cinto, che a volte lo ascoltava di nascosto e ne memorizzava qualcuna, ma quando scoperto veniva perfino rincorso con un bastone.
Famoso fisarmonicista di Pentema (val Pentemina). Attivo dai primi del Novecento, è stato il punto di riferimento per tutti i musicisti dell'alta valle Scrivia, che suonavano anche il repertorio da piffero con il clarinetto. Accompagnato da Angelo Traverso "Angiulin", ha suonato in tutti i paesi della zona, spingendosi a Reneusi, Artana, Bogli, ed eseguendo anche i balli antichi ("gighe", ad esempio a Campassi, e "peligurdin"): non vi è anziano che non lo ricordi, con il caratteristico baffo e l'immancabile cappello in testa; la sua presenza stimolava subito i ballerini migliori, come "a Niŋŋa da Vietta" di Tinello. Fondò il trio Angiulin-Baŋŋa-Zanandria, che fino al Dopoguerra tenne testa alle orchestre di liscio. Autore di alcune musiche, conservate dal nipote in una registrazione, che si sta cercando oggi di recuperare per riproporle nel repertorio del piffero. [EM, CC]
Clarinettista dei Buoni (val Pentemina) che sarebbe stato in contatto
anche con il repertorio da piffero.
Pifferaio di Dova (val Borbera), nipote di Giuseppe, con parenti a Casalbusone, poi trasferito nel vicino paese di Celio. Di corporatura piccola e in carne, usava portare due piume di gallina nel cappello e un garofano rosso all'occhiello; girava parecchio. Ai lavori contadini preferiva la musica: "gli altri andavano a tagliare il grano, lui apriva la finestra e suonava il piffero". Il suo compagno "Müza" era probabilmente un suo parente più anziano.
Fisarmonicista di Carsi (val Brevenna), accompagnava il clarinettista
Bartolomeo Rossi "Bertulla" e in altre occasioni un violinista.
Pifferaio dilettante di Co' di Verzi (val Malvaro). Di abitudini molto rustiche, pare sapesse eseguire solo la "Polca di Ginello", che suonava davanti allo specchio quando era riuscito a procacciarsi una lepre. In una lite uccise involontariamente un compaesano e da anziano fu detenuto in manicomio criminale.
Pifferaio di Caldirola (val Curone), compagno di Pierino Raffo "Gügion"; il suo soprannome significa "il tafano".
Pifferaio e clarinettista di Salogni (val Curone), attivo localmente. Era solito fischiettare le suonate da piffero mentre lavorava nella sua bottega di calzolaio, imitato dal suo uccellino che ne aveva a sua volta imparate.
Fisarmonicista di Gregassi (val Curone), padre di Gilio; accompagnò il suo famoso compaesano Carlo Agosti "Carlon".
_ Traverso "Ninni dei Buoni" : 1890 circa-_Fisarmonicista dei Buoni (val Pentemina), compagno di Giuan de Pian de Casciŋa;
anche suo figlio Gianni suonava la fisarmonica.
Clarinettista di Pezza (val Pentemina), compagno di Giovanni Traverso "Baŋŋa".
Fisarmonicista di Bruggi (val Curone). Attorno al 1920 sposò Delfina Burone di Negruzzo: al matrimonio suonarono Jacmon e Pinotto allora bambino, il quale alle 10 di sera piangeva perché era buio e voleva tornare a casa. Visse a Bruggi facendo il calzolaio ed ebbe un figlio, Pierino, e numerose figlie. Stimato compagno di importanti suonatori come Fiorentino Pelle "u Lentu", Giacomo Sala "Jacmon", Giuseppe Domenichetti "Pipen" e Giuseppe Dusio "Pino". Con loro suonò in molti paesi delle Quattro Province: a Bertone si ricorda il luccichio della sua fisarmonica che, apparendo sul passo soprastante, annunciava l'arrivo dei suonatori per la festa del 28 e 29 giugno.
Valido fisarmonicista di Santa Margherita (valle Staffora), anche ciabattino. Attivo fin dall'età di 12 anni, sempre a orecchio, accompagnando inizialmente anche un chitarrista poi diversi pifferai tra i quali Fiorentino Azzaretti e Angelo Tagliani "Giolitti", suonando anche a Milano. [PR]
Stimato pifferaio di Bruggi (val Curone), compagno di Severino Tamburelli
"Siveron" col quale andava a suonare in diversi paesi. Celibe,
morì a soli 22 anni "sul Carso per ferite riportate in combattimento" come bersagliere del 5' Reggimento durante la Prima guerra mondiale il 6 ottobre 1915, come riporta l'"Albo dei caduti della Grande Guerra" pubblicato dal Ministero della guerra; è citato anche nel monumento ai caduti visibile di fianco alla chiesa di Bruggi.
Pifferaio di Daglio (val Borbera), attivo localmente, compagno di Paolo Chinotto e di Silvio Ratto. Il soprannome si riferisce alla vendita di sale che effettuava presso il suo negozio di tabacchi.
Pifferaio di Pej (val Boreca), attivo localmente, da non confondere con l'omonimo fisarmonicista di Sala.
Fisarmonicista di Negruzzo (valle Staffora), allievo di un suonatore di Corbesassi, probabilmente "Bortumlein". Compagno di Damiano Figiacone e poi per quarant'anni di Giacomo Sala "Jacmon"; antenato di Matteo Burrone. È stato tra i primi ad usare la fisarmonica per accompagnare il piffero, e partendo dagli elementi stilistici caratteristici della musa ha elaborato un originale sistema di accompagnamento che influenza ancor oggi i suonatori delle ultime generazioni.
Fisarmonicista di Albareto (valle Staffora). Dotato di una buona tecnica di accompagnamento, suonò occasionalmente con pifferai tra cui suo cognato Domenico Brignoli "Picco" ed Ernesto Sala, oltre che con clarinettisti.
Fisarmonicista di Montecapraro (val Curone), compagno di Francesco Callegari "Ciccon". Nel 1911 emigrò in Argentina, dove è morto. La nuora Ñata lo ricorda come "un uomo molto allegro: aveva un buon carattere, era un musico, tocaba el acordeón, la verdulera, come diceva lui..." [Mario Dallocchio et al., Ti c'a t'è stüdió scriva carcossa, 2009].
Fisarmonicista di Montecapraro (val Curone), padre di Attilio, suonò in coppia con diversi pifferai della zona tra i quali Giovanni Agosti "Giuvanein".
Pifferaio e clarinettista di Cosola (val Borbera), attivo localmente, ma anche a Buenos Aires dove visse, in contatto con la comunità italiana. I suoi figli Ippolito e Zulema hanno partecipato al recupero dei canti tradizionali di Cosola.
Pifferaio di Costa di Montemartino (valle Staffora). Oltre al lavoro di contadino era un esperto macellaio. Padroneggiava un repertorio di 20-30 suonate con buone capacità esecutive in uno stile affine a quello di Domenico Brignoli "Picco". Compagno di Angelo Tambussi "Gioli" e di "Rampula". Attivo in particolare durante le mascherate di carnevale, suonava un piffero di Cicagna acquistato da Fiorentino Azzaretti, che poi il figlio di quest'ultimo ricomprò.
Fisarmonicista
di Pareto (val Curone), compagno di Pasquale Sala.
Fu capogruppo di emigranti stagionali per il lavoro in risaia.
Clarinettista, e probabilmente in precedenza pifferaio, di Càlvari (val Fontanabuona), accompagnato alla fisarmonica da Augusto Lagomarsino "Marsciŋŋa" di Pian di Coreglia (_-1938). Regalò al nipote Renato un piffero, probabilmente costruito da Bacigalupo di Cicagna, perché ci giocasse.
Pifferaio di Serra (val Curone); dal 1910 al 1920 lavorò in varie località dell'Argentina, come ricorda in un'intervista pubblicata da Mario Dallocchio [Ti c'a t'è stüdió scriva carcossa, 2009]. Compagno di Alessio Chiappano e di Natale Agosti "Gilio". Suonava un piffero del Grixu di Cicagna che aveva comprato a Salogni. [DC]
Fisarmonicista di Vigoponzo (val Borbera), attivo localmente, compagno di Domenico Prosello "Dominchin".
Pifferaio di Gregassi (val Curone), figlio di Carlo e padre di Carlo; compagno di Domenico Dallocchio "Mengu". Condusse un'osteria del paese. Inviato in Russia durante la Seconda guerra mondiale vi si ammalò, e morì poco dopo il ritorno a casa.
Fisarmonicista di Montecapraro (val Curone), fratello di Pietro, ha accompagnato diversi pifferai della zona, più spesso Giovanni Agosti.
Pifferaio di Romagnese (val Tidone) o di Costa Cavalieri (valli Schizzola-Ghiaia), allievo del Fiurentin. È stato accompagnato da 5 fisarmonicisti: Carlinein, Tilio, ... Attivo fino alla Seconda Guerra Mondiale. Il figlio è stato fisarmonicista. Fu intervistato da Raffaele Nobile.
Fisarmonicista di Volpedo (val Curone), frequentava anche la media e alta valle dove probabilmente entrò in contatto con i pifferai, considerando che introdusse a Volpedo la suonata e la danza della povera donna; in paese accompagnava regolarmente le feste dei coscritti.
Noto pifferaio di Negruzzo (valle Staffora), allievo di Damiano Figiacone, compagno di Severino Tamburelli "Siveron", padre di Paolo. Suonò in molti paesi delle Quattro Province, fra cui Bertone (dove sembra ricordato come "Gispon"), Connio e Cartasegna.
Pifferaio di Cosola (val Borbera), attivo localmente forse in coppia con Domenico Coggiola, poi come lui emigrato a Buenos Aires. Suonava un piffero di Francesco Callegari "Ciccon". Eccellente canterino, la sua voce è documentata in una registrazione pubblicata nel disco "Vieni oi bella". Sua figlia Norma dirige una radio argentina dedicata agli oriundi italiani.
Pifferaio di Costa Cavalieri (valli Schizzola-Ghiaia), compagno di Carlo Stringa e di Vittorio Zanni, coi quali si spostava con loro per suonare alle feste di diverse località. Di corporatura massiccia.
Fisarmonicista di Costa Rampulla presso Bosmenso (valle Staffora), compagno di Domenico Pollini. Utilizzava una fisarmonica semitonata (semitun).
Fisarmonicista di Cernaglia di Sopra presso Bobbio (val Trebbia); attivo da solista e occasionalmente con pifferai, quali Fiorentino Azzaretti e Angelo Tagliani "Giolitti". La sua fisarmonica venne un giorno rubata da un gruppo di ragazzi che la portarono al vicino paese di Dezza per giocarci, finendo per distruggerla.
Fisarmonicista di Caldirola (val Curone), compagno di "Nicolin".
Fisarmonicista di Rosano (val Borbera), attivo localmente sempre come accompagnatore di pifferai, in particolare Luigi Aragone. Due suonatori di Rosano sono ricordati eseguire "gighe" ballate da "Lisciandrin" di Cremonte con Zita Cordone di Rovello (1911-vivente).
Pifferaio di Casa Villa (val Tidone), attivo fino ai primi decenni del Novecento in coppia col fratello Bartolomeo.
Suonatore di musa (localmente detta baga) di Casa Villa (val Tidone), attivo fino ai primi decenni del Novecento in coppia col fratello Carlo.
Popolare fisarmonicista solista di Morànego (val Bisagno). Persona eccentrica e poliedrica, insegnava anche musica e collaborò con Gorni Kramer. Era in contatto con Angelo Vagge e Giovanni Traverso, suonava occasionalmente anche il clarinetto e forse il piffero.
Fisarmonicista di Caldirola (val Curone), attivo sia da solista (anche per far ballare la povera donna) che occasionalmente in coppia con pifferai, tra i quali Azíu e Ernesto Sala; si distingueva anche come cantore e come imitatore di asini.
Fisarmonicista di San Giovanni di Godiasco (valle Staffora), compagno di Franco "dra Costa".
Pifferaio di Còlleri (val Avagnone). Imparò l'arte da solo, esercitandosi e costruendo le ance di nascosto al buio: infatti il padre non voleva che egli suonasse, ma cambiò idea quando si accorse che il suo piffero attirava clienti nell'osteria di famiglia, detta "d' Gianen"; in séguito divenne anzi una professione, con cui avrebbe mantenuto i quattro figli. Sposò Eva Tagliani, abile esecutrice di molti canti tradizionali che in età avanzata sarebbe stata documentata in un disco. Si dedicò soprattutto al repertorio delle nuove danze di coppia ("I pompieri di Viggiù", Valzer in la), accompagnate dalla fisarmonica anziché dalla musa, a cui adattò lo stile esecutivo del piffero, preso poi ad esempio da altri suonatori "alla piacentina" quali Luigi Agnelli "il Rosso" e Ettore Losini "Bani". Compagno di Giovanni Tagliani "u Sunein", Bellani, Severino Malaspina, Giacinto Callegari "Cinto", Dante Tagliani, Giovanni Meghella "Nani", Silvio Tagliani "Silva" e Giacomino di Ottone. Di carattere estroso, era molto noto in val Trebbia e dintorni: suonò spesso anche in val d'Aveto (Salsominore, Orezzoli e dintorni, Boschi, Rezzoaglio, Santo Stefano, Squazza...), Nure, alta val Trebbia ( Rovegno, Casoni di Fontanigorda...) e Fontanabuona (Cicagna, carnevale di Gattorna, Uscio), e accompagnò il maggio di Marsaglia e la Santa Croce di Colleri. Le versioni del soprannome sono diminutivi di "Angelo", solo in séguito per assonanza allineato a quello del famoso politico.
Valido pifferaio di Samboneto (valle Staffora), dall'età di 14 anni trasferitosi in località Picco presso Varzi. Padre di Mario e nonno di Gianfranco. Prediligeva il repertorio delle nuove danze di coppia. Accompagnato da Carlo Callegari, da Arturo Rocchi, in alcune occasioni da Bartolomeo Mori, e ultimamente da Nani Meghella. Nonno di Gianfranco Brignoli, che lo conobbe da bambino (anche il padre di Gianfranco sapeva suonare un po' il piffero, ma non si esibiva). Attraversando la strada alle porte di Varzi, dove la famiglia aveva dei campi, venne investito da una delle poche motorette allora circolanti e morì.
Pifferaio e/o clarinettista di Roccatagliata (val Fontanabuona) che si recava ad animare feste anche in altri paesi [RL].
Pifferaio e/o clarinettista di Corsiglia (val Fontanabuona), attivo localmente [RL].
Fisarmonicista di Lobbia (val Nure), che ha occasionalmente accompagnato anche pifferai, come Bani durante il carnevale di Pradovera. È ricordato nel nome di una polca.
Stimato fisarmonicista di Ottone (val Trebbia), accompagnò Angelo Tagliani "Giolitti" e probabilmente Giacomo Sala "Jacmon" per il quale sarebbe stato un riferimento.
Fisarmonicista di Barchi (val Trebbia). Suonò anche con Giacomo Sala "Jacmon". È ricordato dal "valzer di Nicola", oggi noto come "Valzer della Scaparina", pubblicato nel disco "U serettu" di Fabrizio Ferrari. Anche suo figlio Giuseppe fu suonatore.
Fisarmonicista di Pianellette (val Avagnone), dove con la moglie Teresa Troglio era proprietario di un'osteria che fu un importante punto di ritrovo e trasmissione della tradizione, e trasmise alcuni brani antichi che improvvisamente affioravano da "u bancà du Nestu" ovvero la sua memoria. Suonò da solista e come accompagnatore di Agostino Orsi "Stinolo", Erminio Alborghetti e altri.
Pifferaio di Pareto (val Curone), compagno di Domenico Sala "Mencu"; informatore dei ricercatori del gruppo "la Ciapa rusa".
Fisarmonicista di Gregassi (val Curone), compagno di Andrea Toso "Marlein", zio di Giacomo Davio "Mini".
Pifferaio di Pradaglia (val Curone), attivo localmente, compagno di Natale Agosti "Gilio" e altri. Pare che adottasse la tecnica del müsóto in pé ossia tenendo l'ancia in posizione verticale. Nella seconda metà degli anni Settanta fu tra i primi informatori con cui vennero a contatto i ricercatori de "la Ciapa rusa", che in suo ricordo gli hanno intitolato un brano del loro disco "Ai & safran" del 1994.
Fisarmonicista di Costapianella (val Pentemina). Soprannominato "il suonatore", era conosciuto soprattutto a Montoggio, dove si trasferì alla fine degli anni Trenta.
Fisarmonicista e cantante della zona di Casanova (valle Staffora), leggeva anche la musica scritta e occasionalmente accompagnava pifferai, come Ernesto Sala o il dilettante Luigi Albertazzi proprietario di un piffero di Pej, con i quali è ritratto in fotografie conservate all'AESS Lombardia.
Fisarmonicista di Lunassi (val Curone), accompagnò Aldo Giacobone, Giacomo ed Ernesto Sala, e fu attivo anche in un'orchestrina.
Fisarmonicista di Daglio (val Borbera), attivo localmente, compagno di Luigi Aragone, padre di Franco.
Pifferaio di Figino (val Borbera). Iniziò l'attività intorno al 1920 da autodidatta, dopo aver comprato a Cartasegna quello che sarebbe stato il suo unico piffero. Suonò in molte località della val Borbera, tra le quali Casalbusone di cui era originaria sua madre, accompagnato da Melino Cresci o Orazio Daglio; probabilmente fece in tempo a suonare anche con musisti. [DC]
Fisarmonicista di Fabbrica Curone, compagno di Andrea Toso "Marlein".
Fisarmonicista di Valformosa (valle Staffora), figlio del trovatello Benvenuto Roberto Pernice "u Ninu" di Negruzzo. Noto in paese per essere un perdigiorno (zbefuzu), al padre che zappava era solito dire "spacca i motti Ninu, che mi son chì ch'a soŋnu!". Utilizzava una fisarmonica piccola con cui accompagnò anche Fiorentino Azzaretti. Girava spesso per l'Oltrepò, specialmente a Pometo dove aveva dei parenti e dove fu seppellito nel cimitero di Casa Vannone. La sua vita è descritta in "Gente di montagna" di MR Zibellini (Guardamagna, 1996).
Pifferaio di Neirone (val Fontanabuona) [Marziano Tasso, La mia terra, Genova 1995]. [RP]
Fisarmonicista di Varzi (valle Staffora), compagno di Domenico Brignoli "Picco".
Pifferaio e poi clarinettista di Aie di Cosola (val Borbera), accompagnato con la fisarmonica dal compaesano Luciano Burrone e occasionalmente dal figlio di questi Silvano, Mario Negro, Giovanni Dallocchio "Patali" o altri. È ricordato animare col piffero i carnevali 1953 e 1954 a Cantalupo Ligure; anche con il più moderno clarinetto suonava occasionalmente il repertorio da piffero, e in casa provava il piffero del compaesano Domenico Negro.
Clarinettista di Cerviasca (val Brevenna), suonatore del repertorio da piffero nelle feste, ma soprattutto nella sua osteria a Carsi. Compagno di Genio (suo fratello), di Cangelin e di Alberto Navone "Gio". Pare che in origine suonasse il piffero ("u sunava quellu de legnu...") per convertirsi in seguito al clarinetto. [EM]
Noto clarinettista di Piancassina (val Brevenna), compagno di "Ninni" e "Genio" di Fontanarossa, con i quali eseguiva anche brani del repertorio di liscio da piffero.
Fisarmonicista di Cosola (val Borbera), accompagnava pifferai e il clarinettista Giovanni Burrone.
Clarinettista e forse pifferaio dei Casoni di Vegni, frazione oggi abbandonata
nella valle dei Campassi (val Borbera), in seguito trasferito a Cosola. Falegname,
era accompagnato alla fisarmonica dal compagno di bottega e compaesano Livio Terragno.
Avrebbe anche costruito pifferi con il legno di bosso che cresceva
sulle pendici dell'Antola che usava anche per i calci di fucile, le cui canne
erano invece realizzate dal fratello Cesare, fabbro; per usare il tornio si
sarebbe recato a Caprile.
Fisarmonicista di Salogni (val Curone), suonava tra l'altro a Ottone e
a Cosola. Il 20 giugno 1944 stava suonando a Vesimo quando l'aereo
"Pippo", vedendo le luci della festa, bombardò il luogo
del ballo: morirono 32 persone, che oggi sono ricordate da
altrettanti alberi piantati sul posto. Patali fu portato a Bobbio per
essere curato: perse un dito e rimase zoppo. Passò per questo
dalla fisamonica a piano a quella a bottoni: fino a tarda età
si esercitava 2-4 ore ogni giorno. Oltre che al repertorio da piffero
era interessato a ritmi più moderni, come il tango;
suonava tra l'altro con il clarinettista Giovanni Burrone. Suo figlio
Mario ha condotto ricerche sull'emigrazione in America dalla val Curone.
Pifferaio di Cegni (val Staffora), allievo e cugino (u növu) di Giacomo Sala "Jacmon". Accompagnato da Giuseppe Dallocchio "Pinotto", da Giovanni Meghella "Nani", e da Dante Tagliani. Detentore di un vasto repertorio di un centinaio di brani e molto attivo, in un periodo in cui i suonatori tradizionali andavano scomparendo, era conosciuto e apprezzato in tutte le Quattro Province. Negli anni Settanta venne intervistato, registrato e fatto conoscere al pubblico non locale (si esibì anche a Milano) dall'etnomusicologo Bruno Pianta; l'Archivio di Etnografia e storia sociale della regione Lombardia ne detiene una ricca documentazione.
Pifferaio di Forotondo, attivo in val Curone. Ebbe numerosi accompagnatori: Teodoro Giacobone "Doro", Antonio Toso "Tunein", Enrico Agosti "Richettu", Giuseppe Dallocchio "Pinotu Dumecu", Battista Lerta. Morì nel bosco travolto da un albero che stava tagliando.
Fisarmonicista di Noce presso Brugneto (val d'Aveto).
Compagno di Giovanni Capucciati.
Fisarmonicista di Forotondo (val Curone), compagno di Andrea Toso "Marlein".
Pifferaio di Bobbio (val Trebbia).
Fisarmonicista di Corbesassi (val Avagnone), indicato solitamente con il cognome e noto anche come Bartolomeo, da non confondere con "Bortumlein" Rettani. Accompagnò anche pifferai come Giulitti e Dino Tornari, come fece occasionalmente anche suo figlio Enrico (1931-_).
Fisarmonicista di Montecapraro (val Curone), gestore di un negozio in paese (da non confondere con il suo omonimo compaesano nato due anni dopo). Tra i più stimati nell'accompagnamento del piffero, in particolare con il compaesano Aldo Giacobone e con Ernesto Sala, con il quale è registrato nel disco "Il piffero di Cegni"; fino agli anni Sessanta suonò soprattutto come solista o con sassofonisti. Verso il 1981 la moglie, preoccupata per le impegnative trasferte in paesi lontani, lo convinse a vendere la fisarmonica.
Fisarmonicista dei Buschi di Sagliano (valle Staffora). Attivo nella media valle Staffora con il pifferaio compaesano Giuseppe Botto, è ricordato anche a Perduco e Zavattarello in coppia con Pietro Bedini e forse con Aldo Giacobone.
Noto fisarmonicista di Fontanarossa (val Trebbia), accompagnò anche il clarinettista "Giuan de Pian de Casciŋa" suonando occasionalmente il repertorio di liscio da piffero, sebbene non amasse particolarmente questo strumento.
Pifferaio delle Moglie di Pizzocorno (val di Nizza) originario di Bosmenso (valle Staffora). Compagno di Agostino Lucchelli, con il quale suonava spesso nelle balere. Il soprannome significa "pestasassi".
Fisarmonicista di Cerviasca (val Brevenna), compagno del fratello Bartolomeo. Morì con la fisarmonica in spalla al ritorno da una serata a Donetta: pare che a seguito di una lite alcuni balordi lo abbiano aspettato e ucciso nei pressi della radura detta Ballo della Gallina, nascondendone poi il cadavere nel fosso sottostante.
Fisarmonicista di Monteforte, vissuto anche a Vallechiara di Menconico (valle Staffora), figlio di Fiorentino, di mestiere calzolaio. Apprezzato anche come solista e in orchestrine; coltivò anche la batteria, anche in formazioni più rigorose come la Mandolinistica Estudiantina di Voghera, e il contrabbasso, che più di una volta provò ad affiancare alla coppia piffero e fisarmonica — idea non condivisa da Ernesto Sala che pare gli dicesse "cacia via cul ghitaron lei!". In seguito a un'infezione causata da una spina aveva perso un dito, per cui aveva imparato a ridistribuire l'uso delle altre sulla tastiera. Compagno di Pino Brignoli, di Angelo Tagliani "Giolitti" e di Ernesto Sala, al quale insegnò numerosi brani di liscio. Suo fratello Giovanni suo figlio Primo furono pure fisarmonicisti.
Fisarmonicista di Montecapraro (val Curone), cognato del suo più noto omonimo. Attivo localmente, accompagnò Carlo Pelle "Jenein".
Fisarmonicista di Alpe di Vobbia (val Vobbia), attivo specialmente da solista ma probabilmente anche in duo con pifferai, anche durante l'emigrazione in Argentina. Da anziano è stato in contatto con il Gruppo ricerca popolare che ha inciso un suo brano col titolo di "Giga di Gilli". Ad Alpe furono attivi anche altri musicisti.
Fisarmonicista di Feligara (val Avagnone). Suonò con Fiorentino Azzaretti e con Angelo Tagliani "Giolitti", al quale insegnò anche alcune canzonette. Fu tra i primi della zona a leggere musica scritta. Raffinato esecutore dotato di spiccata musicalità e senso ritmico, era richiesto anche come solista dalle orchestre di pianura, durante la Seconda guerra mondiale perfino dai soldati tedeschi, e durante le campagne in risaia veniva assoldato da orchestrine lomellinesi; in chiesa a Colleri suonava l'organo. Suo figlio Romano (1932-2009) fu anch'egli apprezzato fisarmonicista e insegnante. [PR]
Fisarmonicista di Cencerate (valle Staffora), padre di Angelo (1938-1997) cantante del gruppo vocale "i Caballeros".
Stimato pifferaio e sassofonista di Colombassi (val Curone), allievo di Giacomo Sala "Jacmon"; col piffero si faceva accompagnare da Severino Tamburelli "Siveron" o da Giacomo Davio "Mini". Amante delle compagnie e delle occasioni di festa.
Pifferaio di Costa di Curletti (val d'Aveto). Suonava un piffero costruito da Stombellini, accompagnato da Gigen dra Nuz. Morì con altre 11 persone, come lui di ritorno dalla stagione di lavoro in pianura, allorché il camion su cui viaggiavano precipitò in un baratro sul Trebbia a Boffalora, presso Bobbio: i loro nomi sono ricordati in una piazza di Ferriere a loro intitolata. Sua moglie Celesta ebbe un piffero in ricordo del marito.
Fisarmonicista di Figino (val Borbera), abitante nel vicino Vigo; compagno di Angelo Cresci.
Pifferaio di Nivione (valle Staffora), accompagnato da vari fisarmonicisti secondo le occasioni, attivo sia in paese che nelle valli circostanti.
Fisarmonicista di Montemartino (valle Staffora), utilizzava una fisarmonica a bottoni.
Pifferaio di Balestre (val Brugneto), plausibilmente allievo del Pinollo. Suonava con un fisarmonicista e un violinista.
Pifferaio di Casale (valle Staffora) che visse a lungo a Londra, da cui il soprannome;
a Cosola era accompagnato da Silvano Burrone.
Fisarmonicista di Monteforte (valle Staffora), figlio di Fiorentino e fratello di Giacinto. Ha accompagnato occasionalmente pifferai ed è stato un popolare animatore di carnevali e mascherate.
Fisarmonicista di Pietragavina (valle Staffora). Compagno di Domenico Brignoli "Picco".
Pifferaio dei Buschi di Sagliano (valle Staffora), zio di Gianfranco Brignoli. Compagno del compaesano Pasquale Nicora.
Pifferaio e fisarmonicista di Sant'Albano (val di Nizza). Eseguiva alla fisarmonica anche vecchie "gighe"; la sua esecuzione di una curenta è documentata nella cassetta-CD "Canti e musiche popolari dell'Appennino pavese".
Pifferaio di Bognassi (valle Staffora), compagno del fratello Giacomo.
Fisarmonicista di Monteforte (val Staffora), di professione calzolaio. Compagno di Ernesto Sala (con cui è stato registrato nel disco "Il piffero di Cegni") e occasionalmente di Domenico Brignoli "Picco".
Pifferaio di Rovaiolo vecchio (val Avagnone), poi costretto dall'ammistrazione a trasferirsi a Pianellette quando il paese fu minacciato da una frana. Contadino, curava una propria vigna. Apprese l'arte da Angelo Tagliani "Giolitti". Fu accompagnato da Bortumlein, Ernesto Malaspina, Silvio Tagliani e Guido Grilli. È ricordato per il suo carattere spiritoso: era solito definire il suo piffero "u me melgassu veciu", paragonandolo allo scarto esterno di una pannocchia di granoturco, e si dilettava di produrre un'ottima grappa. È ricordato dalla "polca di Ustinoli"; all'inizio degli anni Ottanta fu documentato da Mauro Balma e Paolo Giardelli in un documentario sulle Quattro Province andato in onda per la RAI. Ebbe due infarti e morì poi per il ripresentarsi dei problemi di cuore dopo essere tornato da una giornata di lavoro nei campi.
Pifferaio di Giarola di Menconico (valle Staffora), compagno di Alessandro Bertorelli.
Fisarmonicista di Collegio di Menconico (valle Staffora), attivo negli anni Trenta e Quaranta. Allievo di Giacinto Callegari, si accompagnò con Luigi Draghi e probabilmente con Dino Tornari.
Fisarmonicista di Negruzzo (valle Staffora). Sebbene si esibisse difficilmente in pubblico, conosceva un ampio repertorio dei brani tradizionali da piffero e lo ha trasmesso a Stefano Valla, che lo considera perciò suo maestro.
Pifferaio di Bogli (val Boreca), attivo in vari paesi dei dintorni; potrebbe essere stato il primo pifferaio a suonare con una fisarmonica, quella di Giolo.
Fisarmonicista di Brentassi (val Curone), compagno di Andrea Toso "Marlein". Morì investito scendendo da un camion.
Fisarmonicista di Bognassi (valle Staffora), attivo in coppia col fratello Gaetano.
Suonatore di Caldirola (val Curone).
Brillante suonatore di fisarmonica a scala piacentina ed eccezionale canterino di Metteglia (val d'Aveto). Di professione fabbro. Compagno di Giovanni Agnelli, Luigi Agnelli e altri.
Fisarmonicista di Cegni (valle Staffora), attivo dagli anni Trenta, allievo di Jacmon, Baciunein, Siveron ed Ernesto Sala. Compagno di Pino Brignoli. Sospesa l'attività di suonatore negli anni Cinquanta, ha continuato ad interessarsi di canti e danze tradizionali, organizzando per molti anni il Carnevale bianco di Cegni e guidando un gruppo folcloristico di ballerini della valle Staffora.
Pifferaio di Vigoponzo (val Borbera), attivo localmente, compagno di Olimpio Marchesotti.
Fisarmonicista di Colleri (val Avagnone), poi trasferitosi a Brallo di Pregola. Attivo dagli anni Quaranta, allievo come fisarmonicista solista del maestro Bernè di Stradella. Ha accompagnato importanti pifferai come Fiurentin, Giolitti, Jacmon ed Ernesto Sala, fino al giovane Marino Castelli. Ha suonato anche da solista e con violino, violino e sax ecc. Ha utilizzato principalmente una fisarmonica a piano costruita a Castelfidardo.
Pifferaio di Castello di Favale (val Fontanabuona), attivo solo da giovane, fra i 15 e i 20 anni, in coppia con un fisarmonicista di un paese vicino; durante la Seconda guerra mondiale perse una mano, il che lo costrinse a smettere di suonare. [MR]
Fisarmonicista di Prendòmino di Trebbiano (val di Nizza). Compagno di Cesare Callegari, è stato inoltre attivo in un'orchestrina della zona.
Fisarmonicista de i Buoni (val Pentemina), compagno del clarinettista
Giovanni Navone; ha trasmesso a Ettore Molini alcuni brani suonati
da Giovanni Traverso "Baŋŋa"; una polca è stata incisa da
Claudio Cacco nel disco celebrativo per i 10 anni di Banda Brisca.
Pifferaio di Rovereto (val d'Aveto), localmente popolare, si sarebbe cimentato anche con la costruzione dei propri strumenti.
Fisarmonicista di Montemartino (valle Staffora), accompagnava occasionalmente pifferai.
Pifferaio di Montecapraro con padre di Serra (val Curone); suonava un piffero costruito a Cantalupo. Compagno di Pietro Tambornini "Rampein", con cui animò un carnevale a Uscio, di Giuseppe Dallocchio "Pinotto du Mecu" e di Giacomo Davio "Mini"; suonò spesso in val Curone e a Garbagna, Cantalupo, Cabella e probabilmente Zavattarello, adottando uno stile moderno assimilabile a quello di Bani ("u campanava..."). Gestiva un negozio sulla piazza del paese, commerciava in legna trasportata da un amico mulattiere di Salogni ed era incline agli affari così come al vino; fu mondariso nel Vercellese e partigiano durante la guerra. Era molto stimato, anche da "Jacmon" che l'avrebbe considerato un suo possibile erede, ma morì prematuramente in seguito all'urto della sua moto con un'auto polacca a Casteggio. [CG, FP, MB]
Fisarmonicista di Alpe di Gorreto (val Trebbia), compagno di Andrea Zanardi e di Dino Zanardi.
Noto pifferaio di Costiere di Coli (val Trebbia) dove aveva modo di ascoltare spesso Angelo Tagliani "Giulit": chiese a suo padre di comprargli un piffero, e costui tornò subito a casa con un sacco che conteneva... un piccone: ma in realtà aveva commissionato un piffero al Sartù, il costruttore della vicina frazione Bazzini. Appresa l'arte sia da Fiurentin che autonomamente, imparò anche a costruirsi le ance, e si esibì in molte località fra Piacenza, Varzi e l'alta val Trebbia. Con il fratello Luigi eseguiva duetti di "canto e controcanto" di due pifferi accompagnati da una fisarmonica. Lavorando come agricoltore, abitò nella vicina frazione di Ciregna, da cui andava a suonare anche a Ferriere in val Nure, quindi si traferì a Bobbio. Compagno di un Agnelli di Costiere poi emigrato in Argentina, poi di Arturo Ertola "Turigia", nonché di Mino Galli, di Bernardo Perini, di Ugo Peveri e di Fiorino Civardi. Importante riferimento per i suonatori della val Trebbia, a partire da suo fratello Luigi e successivamente per Ettore Losini "Bani".
Pifferaio e flautista di Negruzzo (valle Staffora), figlio di Giuseppe "Pipein", cognato di Andrea Domenichetti "Taramla" che come lui sposò una figlia di Domenico Brignoli "Baciunein". In coppia con Taramla è ricordato al carnevale di Caldirola. Al flauto veniva accompagnato da Pietro Burrone con l'armonica a bocca.
Pifferaio di Corbesassi (val Avagnone), compagno del compaesano Adalberto Bellani e in seguito di suo figlio Enrico, e probabilmente di Alessandro Bertorelli. Vendette il suo piffero di Cicagna al giovane Roberto Ferrari.
Fisarmonicista di Montacuto (val Curone), attivo dalla seconda metà degli anni Trenta. Perse un dito per un incidente di caccia. Apprese tecnica e stile in particolare dallo zio Richetto Agosti, ed ha a sua volta influenzato molti suonatori più giovani. Ha accompagnato pifferai di generazioni diverse: da Jacmon a Giuseppe Dusio "Pino", da Ernesto Sala a Gianfranco Brignoli "Barbetta", da Stefano Valla a Fabrizio Ferrari, animando un numero infinito di feste da ballo, e partecipando a diverse manifestazioni e concerti in tutta Italia.
Fisarmonicista di Vigoponzo (val Borbera), attivo localmente,
compagno di Attilio Prosello "Dilio".
Pifferaio di Pej (val Boreca), attivo localmente.
Pifferaio di Rovaiolo (val Avagnone) poi trasferito a Ponte Organasco
(val Trebbia), compagno di Arturo Ertola "Turigia", occasionalmente di
Giuseppe Renati. Secondo altri si sarebbe chiamato Armando Trolio.
Stimato fisarmonicista di Castello di Cerignale (val Trebbia), poi trasferito a Ponte Organasco per esercitarvi il mestiere di barbiere, e in seguito a Fabiano. Compagno di Giovanni Agnelli "Canen" e di Armando Trolio "Palen". Il soprannome è un diminutivo del nome, non connesso all'omonimo paese di Torriglia.
Fisarmonicista di Corbesassi (val Avagnone), compagno di Fiorentino Azzaretti; ha suonato anche con Domenico Brignoli "Picco" a San Sebastiano Curone, con Luigi Agnelli "il Rosso" al carnevale di Momperone, con Agostino Orsi "Stinollo" a Tartago. Suo fratello Giovanni (1915-1965) fu sassofonista e potrebbe aver suonato occasionalmente anche insieme a pifferai.
Fisarmonicista di Coli (val Trebbia). Apprese la musica scritta e lo strumento a 17 anni dal maestro Fiocchi di Podenzano. In seguito conobbe i pifferai e accompagnò Giovanni Agnelli "Canen", Luigi Agnelli "il Rosso", occasionalmente Angelo Tagliani "Giolitti". Ha sempre vissuto a Coli lavorando come impiegato delle Poste.
Fisarmonicista di Pozzol Groppo (valli Curone-Staffora), attivo fin verso gli anni Sessanta. Accompagnò anche pifferai, ad esempio in occasione della propria festa di coscrizione.
Fisarmonicista e forse pifferaio di Barchi (val Trebbia), figlio di Nicola. Accompagnò fra l'altro Agostino Orsi "Stinollo".
Fisarmonicista di Gregassi poi trasferito a Volpedo (val Curone), figlio di Giovanni e nipote del grande Carlon. Accompagnò pifferai come Nicola Giani "Niculein" e Pietro Tambornini "Rampein".
Fisarmonicista di Martinasco (val Curone), ha suonato occasionalmente anche
con Giacomo Sala "Jacmon", compreso un giro di 5 giorni in val Trebbia.
Pifferaio di Belnome (val Boreca), allievo di Giacomo Sala "Jacmon", compagno e cugino di Agostino Zanotti. Suonava un piffero appartenuto a Pippario. Dopo la morte della madre non volle più suonare, ma ha continuato ad accogliere con salame e vino i suonatori al loro arrivo in paese.
Fisarmonicista di Costiere di Coli (val Trebbia), compagno del giovane Giovanni Agnelli; in seguito emigrò in Argentina.
Fisarmonicista di Belnome (val Boreca), compagno e cugino di Andrea Zanotti.
Fisarmonicista di Sala (valle Staffora), padre di Giampaolo al quale ha trasmesso la passione per la musica popolare. Frequentò la bottega di calzolaio di Giacinto Callegari dove ascoltò numerosi brani. Ha suonato sia da solista che accompagnando Domenico Pollini "Minchen da Costa", Angelo Tagliani "Giulitti" (in occasione di matrimoni), Ernesto Sala, Pino Brignoli, Giuseppe Domenichetti "Pipein".
Fisarmonicista di Gregassi (val Curone), figlio di Ottavio, compagno di Innocente Lerta "Centi" e occasionalmente di Roberto Ferrari "Ferri".
Pifferaio di Cegni (valle Staffora), attivo dal 1945. Nipote di Giacomo Sala "Jacmon". Cresciuto nella casa del nonno, ha vissuto quotidianamente l'esperienza del suonatore e appreso a realizzare le ance, di cui è poi stato il fornitore per Ernesto Sala. Ha conosciuto e suonato con Cinto, Baciunein, Rampein, Doro, Bortumlein, Siveron, formando coppia stabile con Andrea Sala "Driotu" fino al 1960.
Pifferaio di Carrobiolo (valle Staffora). Non ebbe figli. Al giovane Fabrizio Ferrari insegnò i rudimenti per la realizzazione delle ance.
Pifferaio di Alpe di Gorreto (val Trebbia), compagno di Nito Zanardi. Il suo piffero era stato acquistato dallo zio da Ernesto Sala per la somma di 200 lire. Da anziano, pur non suonando più, ha continuato ad animare le feste da ballo del paese.
Fisarmonicista di Aie di Cosola (val Borbera), proprietario dell'albergo Cacciatori e padre di Silvano; accompagnava Damiano Figiacone in occasione delle sue visite in paese.
Pifferaio di Pradovera (val Perino).
Fisarmonicista di Feligara (val Avagnone), attivo a partire dal 1940. Cacciatore retribuito di talpe e negoziante. Di forte personalità, è stato apprezzato per l'esecuzione sicura, ricca di abbellimenti ed articolazioni. Appresi i primi rudimenti dello strumento da Severino Malaspina, ha accompagnato Giolitti, Ernesto Sala (con il quale è registrato nel disco "Il piffero di Cegni"), il Rosso, Franco Brignoli, Stefano Valla, avvicinando all'attività di suonatori molti giovani neofiti. Ha collaborato come informatore con gli etnomusicologi Bruno Pianta e Roberto Leydi.
Fisarmonicista di Bogli (val Boreca). Ha suonato con Armando Trolio.
Fisarmonicista di Fontanachiusa (val Borbera). Müzetta di Fontanachiusa era fratello di suo nonno. Molto attivo nei paesi circostanti come accompagnatore di clarinettisti, fra i quali un genovese trasferitosi a Carrega Ligure durante la guerra.
Pifferaio di Costiere di Coli (val Trebbia), attivo dall'età di 15 anni. Apprese la tecnica dal fratello, Giovanni Agnelli "Canen", che gli cedette il suo vecchio piffero al momento di sostituirlo: Luigi si allenava inizialmente in compagnia del bestiame. Con la moglie di Bobbio ha abitato a Costa di Curletti, facendo l'agricoltore, poi si è trasferito a Voghera per lavorare in fabbrica. Ha tramandato il repertorio di Angelo Tagliani "Giulit". Durante la sua lunga esperienza (anche canora) ha collaborato con molti fisarmonicisti: Dante Tagliani, Ugo Peveri, Bernardo Perini, Mino Galli, Silvio Tagliani, Franco Guglielmetti, animando feste a Costiere, Mareto, Ciregna, Ozzola, Marsaglia, Caprile, Daglio, San Nazzaro, in val Grue... In occasione del carnevale rimaneva in giro tre giorni per raggiungere a piedi Momperone in val Curone insieme a Bortumlein di Corbesassi. Suonava un piffero di Cicagna acquistato direttamente da "u Grixu"; da anziano la sua attività è stata limitata dall'artrite.
Fisarmonicista di Lago (val Avagnone), poi trasferitosi a Bobbio. Era portato ai lavori artigianali e fu muratore, manovale, ciabattino, coltellaio... Si appassionò alla musica fin da bambino, quando facendo il pastore fingeva di suonare un sasso. Apprese l'uso dello strumento da Romano Malaspina. Accompagnò Agostino Orsi "Stinolo" e, per primo, Ettore Losini "Bani", al quale insegnò anche a fabbricarsi gli attrezzi per costruire.
Fisarmonicista di Volpara (val Borbera), compagno di Angelo Cresci. È stato a lungo attivo anche come solita e nella banda.
Pifferaio di Daglio (val Borbera), figlio di Luigi "daa Sà", compagno di Franco Chinotto: curiosamente quindi i figli dei due suonatori suonavano insieme come i genitori.
Fisarmonicista di Bosmenso (valle Staffora), figlio di Giacinto. Attivo in orchestrine e come compagno di pifferai, fra i quali Berni e il giovane Fabrizio Ferrari.
Fisarmonicista di Cartasegna (val Borbera), impegnato perlopiù nel liscio ma conoscitore anche del repertorio da piffero.
Fisarmonicista di Montecapraro (val Curone), figlio di Pietro, attivo perlopiù nel liscio e occasionalmente in accompagnamento di pifferai.
Fisarmonicista di Tortaro di Ozzola (val Trebbia), autodidatta, attivo dall'età di 16 anni in coppia con il coscritto pifferaio Bruno Lupi, con il quale occasionalmente si scambiava i ruoli; si cimentava anche con la musa in chiesa. Suonò anche talvolta con Giovanni Agnelli "Giuvanen" e con Luigi Agnelli "il Rosso". Nel 1969 si trasferì a Milano dove lavorò come sfasciacarrozze, avendo interrotto l'attività di suonatore: riprese attorno al 1980 in coppia con Ettore Losini "Bani", con il quale ha fondato il notissimo gruppo de "i Müsetta". Dal 2007 ha ridotto l'attività per motivi di salute. Il suo stile personale, le fantasiose capacità esecutive e la proverbiale ironia ne fanno un personaggio unico ed apprezzato da tutti.
Pifferaio e fisarmonicista di Ozzola (val Trebbia), autodidatta,
compagno di Attilio Rocca "Tilion" col quale amavano scambiarsi i ruoli.
Ha suonato un piffero costruito a Ozzola da Giovanni Stombellini.
Pifferaio di Albareto (valle Staffora), si cimentò occasionalmente con lo strumento come il più famoso padre Domenico "Picco" e in seguito il figlio Gianfranco "Barbetta".
Pifferaio di Degara (val Trebbia), attivo negli anni Venti-Quaranta, di professione magnano (riparatore di recipienti di rame).
Pifferaio di Cicogni (val Tidone). Di mestiere insaccatore di salami,
girava spesso per l'alta val Tidone e la zona di Varzi. Suonava un piffero
comprato da Jacmon, che in precedenza lo aveva a sua volta suonato.
Di Ozzola (val Trebbia), suonò occasionalmente da solo
un piffero costruito dal compaesano Giovanni Stombellini
"u Sartù".
Fisarmonicista di Bruggi (val Curone), attivo sia da solista
che con pifferai.
Fisarmonicista di Farini d'Olmo (val Nure), accompagnò vari pifferai tra i quali Giovanni Agnelli "Canen"; talvolta si è cimentato egli stesso con il piffero.
Fisarmonicista di Pradovera (val Perino), compagno e fratello di Luigi.
Fisarmonicista della val Trebbia, riferimento per Ettore Losini "Bani" e Franco Guglielmetti.
Pifferaio di Perduco (val Tidone), attivo localmente.
Pifferaio di una frazione di Busalla (valle Scrivia).
Fisarmonicista di Bruggi (val Curone)
repertorio a cura di Claudio Gnoli, Fabio Paveto e Paolo Rolandi con la collaborazione di Adriano Angiati, Claudio Cacco, Danilo Carniglia, Mauro Casale, Bruno Grulli, Ettore Losini "Bani", Luca Magnani, Ettore Molini e Andrea Tambornini; varie informazioni sono tratte dal libro "Suoni della tradizione: pifferi, fisarmoniche e muse dell'Appennino" pubblicato dal Centro di documentazione etnografica di Santa Margherita Staffora, e successivamente ripubblicate nel 1999 sul sito poi chiuso "Le Quattro Province" a cura di Ivo Ruello; altre dal libretto allegato alla cassetta e al CD "Canti e musiche popolari dell'Appennino pavese" a cura di Aurelio Citelli e Giuliano Grasso, pubblicato da il Gelso: Milano: 1987, 2000.
Dove comincia l'Appennino. Suonatori storici / redazione ; © autori -- <https://www.appennino4p.it/suonatori2.htm> : 2003.12 - 2024.08 -